Eccolo il patrimonio della Pro Patria. Basta far scorrere gli occhi sulle fotografie in pagina e vedere la vera realtà tigrotta.
Eccolo il tesoro biancoblù. Sono i trecento ragazzi del vivaio che potrebbero tra qualche mese trovarsi senza più la maglia biancoblù sulle spalle.
Loro vorrebbero tenersela stretta, nel cuore se la sono già cucita, ma una forza bruta potrebbe strapparla. Duecento nelle squadre giovanili e cento della scuola calcio che potrebbero in tenera età o in quella dell’adolescenza, scoprire che nel mondo vi sono stonature.
C’è chi, quella maglia, l’ha indossata solo da qualche mese, chi invece da qualche anno e ha cominciato ad amarla, difenderla, onorarla. La vorrebbe tenere addosso anche quando andrebbe a dormire, ma un destino crudele gliela sta togliendo. Contro la volontà di ciascuno di quei trecento. Un destino che sta violentando i sogni di ciascuno.
Qualche mese fa uno di loro che ha raggiunto la prima squadra(Alessandro Spanò) disse che sognava da sempre quel momento e vi è riuscito, addirittura prendendo i gradi di capitano.
Realtà, sogni, desideri, tutto potrebbe sparire. Evaporare come se tutto quanto è stato un’illusione o una visione. Eppure è tutto vero. Ed è il lavoro di sei anni della gestione Vavassori.
Un percorso cominciato nel 2008 e proseguito con la prima squadra tre anni fa. Un progetto che partiva dalla convinzione che solo attraverso la cura dei vivaio si potevano raggiungere traguardi, fissare obiettivi ambiziosi. L’idea-madre che lì stavano le fondamenta delle squadre di calcio.
Un’idea geniale? No. Semplice, come sono le idee forti, plasmata nel corso di queste stagione. Non è casuale che in quella in corso, la prima squadra abbia in rosa diversi giocatori del settore giovanile: Giorno, Ghidoli, Chiodini, Spanò, Vavassori, Vernocchi e buon ultimo anche Zaro, tornato all’ovile lo scorso gennaio.
La particolarità del campionato(assenza di retrocessioni) ha consentito l’innesto così massiccio. Ma c’è da chiedersi quante altre squadre di Lega Pro(Prima Divisione) hanno innervato i loro organici con ragazzi del proprio settore giovanile.
Tra qualche mese potrebbe essere inferta la pugnalata mortale al futuro della Pro Patria. Che è non solo la prima squadra, ma tutto quell’esercito di ragazzi che con il loro entusiasmo e con il loro pensare positivo permettono che la galassia tigrotta continui nella sua orbita.
Non vada nel buco nero. Dice il direttore generale Raffaele Ferrara:«La mia speranza è che questo lavoro venga portato avanti da altri altrimenti sarebbe lavoro sprecato. Però devo anche dire che più passa il tempo e più non vedo una soluzione per la Pro Patria. C’è un lavoro di passione e di competenza che è cresciuto negli anni grazie ai collaboratori, ai tecnici, agli osservatori che ci segnalano i ragazzi. Peccato che non possa continuare».
Quantità, ma anche qualità l’offerta del vivaio di Via Cà Bianca. I Pulcini 2003 e 2004 sono primi in classifica; la seconda piazza è occupata dagli Esordienti 2002 e dagli Allievi Regionali del ’98. La squadra Berretti è al quarto posto e ha ancora le chanches per giocarsi i playoff. Al settimo posto gli Allievi Nazionali ‘97, al posto numero otto i Giovanissimi 2001, al nono i Giovanissimi Nazionali e un po’ in fondo i Giovanissimi 2000.
«Abbiamo dei ragazzi che vengono seguiti da società di serie A e alcuni hanno già sostenuto provini con il Genoa e con l’Atalanta», rivela Ferrara.
Un vivaio cresciuto tra le difficoltà strutturali per la mancanza di campi di allenamento e con ragazzi portati a Pero, Magnago o in altre parti per allenarsi e giocare. Si è camminato ugualmente in Via Cà Bianca anche se il terreno era accidentato, tra le promesse che prima o poi sarebbe arrivata l’asfaltatura. È invece ormai risaputo che non è mai stato ordinato il bitume da chi ne aveva e ne ha tuttora la responsabilità.
Mai la Pro Patria ha avuto nella sua storia un settore giovanile così florido. Un patrimonio che col tempo si rivaluta, ma che Busto uccide.
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