– «Quello che hanno fatto a mio fratello è mostruoso, non è degno di un essere umano. Neppure le bestie si possono trattare in questo modo. Chi l’ha ucciso non merita di sopravvivere. Non c’è nulla di umano in quello che è successo».
C’è tanta rabbia nelle parole di , la sorella novantenne di , l’uomo ucciso martedì tra le mura domestiche, insieme alla moglie . Giovanna è la sorella maggiore di Martino e ieri ha seguito con grande attenzione dalla sua abitazione l’evolversi della vicenda e il fermo di Alessandro Lorena. Con lei c’era anche l’altra sorella, di 86 anni.
Quando hanno saputo che Martino era stato ucciso sono rimaste profondamente scosse. E ora chiedono che si faccia giustizia e che in tempi brevi venga a galla la verità. «Siamo sotto choc, sotto choc – ripetono le due sorelle – Lo abbiamo saputo solo stamattina ma non volevamo crederci».
E si apre il doloroso libro dei ricordi: «Martino era il pupillo di nostra mamma, Amabile, perchè era il più piccolo. Tra di loro esisteva un rapporto speciale.
Non ci siamo fatti nessuna idea su quello che è successo, diciamo solo che è stata un’azione disumana. Solo un animale potrebbe fare quello che ha fatto questo assassino».
«Perché ha ucciso Martino? – lo straziante interrogativo delle due anziane donne – Cosa ha mai fatto di male nostro fratello?». E ancora: « Non conosciamo una persona che lo detestasse. Non è tollerabile. Come si fa – ripete l’agguerrita Giovanna – a uccidere un uomo, massacrandolo, fracassandogli la testa? Quale essere umano farebbe mai una cosa del genere? Non si può avere pietà per una persona del genere».
Pretendono chiarezza, le due sorelle: «Vogliamo sapere tutto quello che è successo – insistono – Ce lo devono spiegare e vogliamo capire il motivo».
Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche la nipote di Martino, , ex consigliere comunale di Venegono Inferiore: «Vogliamo avere la verità – sottolinea la donna – Adesso aspettiamo per capire cosa sia successo e soprattutto perché. Il ricordo principale che avevo de miei zii è quando da piccola andavo a dormire da mia zia Graziella, nei giorni in cui mio zio svolgeva il turno notturno alla Mazzucchelli. Era una coppia molto affiatata».
Anche in questo caso, il dolore è più forte quando si abbandona ai ricordi: « Mia zia mi ha insegnato il ricamo, aveva delle mani d’oro – ricorda Ivana – Aveva imparato dalla suore, ma aveva alimentato quel grande talento che aveva. Erano due persone davvero perbene».
Il sentimento di attesa per lo svolgimento delle indagini, intriso di dolore e incredulità per il sospetto che ad uccidere gli zii sia stata la mano di una persona conosciuta e di cui si fidavano, anima anche le parole di , altri nipote di Martino. «E’ una storia angosciante – ripete la donna – non ci sono molte parole. Erano due brave persone, che si sono fatte volere bene. Erano molto uniti, complici, ma allo stesso tempo molto riservati, tanto da non far entrare nessuno nel loro rapporto». «E’ giusto – conclude – che si faccia chiarezza. Graziella e Martino meritano di ricevere giustizia in tempi ragionevolmente brevi».