Kiev, 25 feb. (Apcom) – Tutto pronto a Kiev per il gran giorno di Viktor Yanukovich: cinque anni e mezzo dopo la bruciante sconfitta alle presidenziali travolte dalla ‘Rivoluzione arancione’, il leader del fronte ‘filorusso’ giura oggi da nuovo capo di stato dell’Ucraina. Il clima politico nel Paese resta molto teso e data la crisi economica è stata scelta una linea spartana per la cerimonia di insediamento. Il programma prevede alle ore 9 italiane giuramento alla Rada, il parlamento monocamerale ucraino, su un Vangelo del 16esimo secolo, poi trasferimento all’amministrazione presidenziale per assumere formalmente il comando delle forze armate.
“Tutto si svolgerà senza fanfara, in modo modesto, senza inutile spreco di fondi statali”, ha dichiarato più volte alla tv Ganna German, deputata molto vicina al neo-eletto, secondo cui hanno confermato la loro presenza “undici capi di stato, oltre 15 ministri degli Esteri e quattro presidenti di parlamento”. A rappresentare l’Ue è attesa il capo della diplomazia europea Catherine Ashton, mentre gli Usa inviano il consigliere presidenziale alla Sicurezza nazionale, James Jones, e per la Russia ci sarà il capo della Duma, la Camera bassa del parlamento, Boris Gryzlov. Da Mosca è arrivato però anche il Patriarca Kirill, che poco prima dell’investitura celebrerà una funzione alla presenza dello stesso Yanukovich.
Il nuovo presidente, il quarto dell’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, ha cinquantanove anni e una solida fama di ‘uomo di Mosca’ che ora cerca di bilanciare con una crescente attenzione all’Europa. Non a caso il suo primo viaggio all’estero da capo di stato, il primo marzo, sarà a Bruxelles, per poi volare a Mosca “entro il 10 marzo”, come reso noto dallo stesso Cremlino.
Sul fronte interno, intanto, la sfidante sconfitta, Yulia Tymoshenko, ha gettato la spugna e ritirato il ricorso contro la dichiarazione della vittoria di Yanukovich. Ora la sua battaglia è per mantenere la poltrona di premier e il neo-presidente rischia di vedersi condannato a una pesante coabitazione con la Tymoshenko sino almeno a luglio. Se la settimana prossima alla Rada non passerà la mozione di sfiducia alla premier, infatti, il parlamento non potrà votare una nuova censura sino alla fine della sessione parlamentare in corso.
Orm
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