Bruxelles, 3 feb. (TMNews) – Si tiene domani a Bruxelles un Consiglio europeo straordinario dei capi di Stato e di governo con un’agenda che continua a mutare con il passare delle ore. Inizialmente concepito per discutere solo della politica energetica dell’Ue (efficienza, misure per il clima e sicurezza degli approvvigionamenti), il vertice ha visto il suo ordine del giorno allargarsi prima alle politiche d’innovazione, poi agli sviluppi della discussione sugli strumenti di stabilizzazione finanziaria dei paesi vulnerabili dell’euro e sulla riforma della ‘governance’ economica dell’Eurozona, con le nuove proposte spinte dall’asse franco-tedesco. Infine, negli ultimi giorni, la priorità più urgente è diventata quella di discutere e prendere una posizione ‘aggiornata’ sulla ‘rivoluzione democratica’, accesa con la scintilla tunisina e ora in corso in Egitto.
Tutti questi argomenti sono menzionati nella lettera di convocazione spedita ai leader dell’Ue ieri dal presidente ‘stabile’ del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy; tuttavia è chiaro che i Ventisette non spenderanno molti tempo sulla bozza di conclusioni relative alla politica energetica (in cui si parla ormai solo di costruzione di interconnessioni per gas ed elettricità, fonti e rotte di approvvigionamento e completamento del mercato unico), e ancora meno si soffermeranno sulla parte relativa alle politiche di innovazione. Ma anche la discussione, prevista a pranzo, sui temi ecofinanziari e sulla riforma della ‘governance’, che sembrava dover prendersi la parte del leone nel vertice, sta finendo in secondo piano rispetto all’emergenza drammatica delle notizie provenienti dal Cairo e da Tunisi, e forse presto da altre capitali arabe.
Sono vicende che richiedono una profonda revisione dell’appoggio strategico e senza riserve, in funzione anti fondamentalista, mantenuto finora dall’Ue e da tutto l’Occidente nei confronti dei cosiddetti regimi arabi ‘moderati’, in realtà dispotici e corrotti. Regimi oggi messi in discussione da popolazioni oppresse, che ripropongono in modo inaspettato l’universalità – sempre professata a parole dall’Occidente – dei principi democratici, dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto.
(Segue)
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