Umberto Smaila ricorda l’orrore «Le Foibe? Voglio lealtà e onestà»

Protagonista del Giorno del Ricordo è stato lo showman, figlio di una famiglia esule fiumana

«Nel Giorno del Ricordo dedicato alle vittime delle Foibe siamo qui per riprendere in mano una pagina strappata dal libro della nostra Storia italiana».

Così l’assessore alla Cultura di Sesto Calende Silvia Fantino ha introdotto Umberto Smaila, il testimone della serata. La sua carriera di musicista, cabarettista, showman e conduttore televisivo da oltre 40 anni è molto nota: non altrettanto note sono le vicende della sua infanzia di esule fiumano, che il popolare conduttore ha raccontato alla numerosissima platea. «Ogni anno desideriamo trovare un modo diverso per raccontare queste vicende storiche» ha esordito il giornalista Marco Fornasir prima di passare la parola a Smaila.

«Così, dopo le testimonianze di vari esuli e storici e il confronto fra i politici Violante e La Russa, ho pensato di invitare l’amico Umberto che, con la mamma Mary, è un rappresentante degli esuli fiumani. La famiglia Smaila infatti proviene da Fiume. Ma dopo il ’47 fu costretta a lasciare la propria terra presa dai Titini e per tre anni peregrinò in vari campi profughi. Infine si stabilì a Verona e nel 1950 nacque Umberto».

«La situazione nelle terre dell’Istria, della Dalmazia e di Fiume era molto confusa – racconta lo showman – perché alcuni partigiani abbracciarono la causa di Tito e si unirono ai partigiani jugoslavi. La stessa fede comunista però non coincideva con le stesse vedute. E il marxismo fu calpestato nella sua stessa filosofia di uguaglianza. Il cugino partigiano di mio padre fu infoibato, nonostante la sua adesione al comunismo. Altri che finirono nelle foibe furono gli Zanelliani, che auspicavano Fiume città libera. Con gli occhi di un bambino potei vedere il “Paradiso Comunista”: le code per i generi alimentari razionati, la confisca delle case (la mia famiglia aveva una bella palazzina per la quale mai ottenne un risarcimento). Perdemmo tutto”.

Parlando delle foibe (e degli eccidi che portarono all’uccisione di mille persone dopo l’8 settembre 1943 e a guerra finita di altre 12mila persone) Smaila fa alcune considerazioni storiche. «Sono una testimonianza di quanto l’uomo possa essere cattivo. Bisogna ammettere le colpe oggi: alcune pagine di storia furono cancellate e i politici del tempo con viltà svendettero le nostre terre. Terre che non sono mai state croate ma italiane!».

Si accalora Umberto. «Oggi, quando si parla di questa giornata, si è etichettati come persone di destra e fascisti. Distinzioni che però non valgono più. Pretendo onestà e lealtà da chi racconti la storia. Qualcuno abbia il coraggio di dire finalmente la verità».