– Un’altra spaccata. Un altro furto. E i commercianti si dividono sul modo migliore di proteggere la città.
Ieri mattina erano da poco passate le sei e tre dipendenti erano già al lavoro nelle cucine del locale “Qui in centro” Colombo e Marzoli di piazza Giovine Italia.
Alle 6.30 circa, Stefania, 22 anni, ha sentito un rumore di vetri che cadevano sul pavimento. Dal retro del negozio si è affacciata nella sala da pranzo e ha visto la vetrina spaccata.
Successivamente la scoperta che il fondo cassa era sparito, per un totale di circa 100 euro. «Mi sono presa un grosso spavento – racconta la giovane – Per me il negozio è una seconda casa. La mia prima preoccupazione è stata quella di andare dalle altre ragazze e stare insieme».
Cento euro è un magro bottino se comparato con i 300mila euro portati via da Gucci.
Ma il giallo in questo caso è
più fitto, in quanto ci sono numerose testimonianze, e persino delle foto, che certificano che il vetro fosse già rotto domenica. La spaccata era stata coperta dall’esterno con un cartone che riportava il logo di una ditta di traslochi.
«Se nessuno mi ha avvertito domenica del vetro rotto è stato proprio per via del cartone – spiega , responsabile del ristobar – Le persone pensavano che io fossi già al corrente del danno e che fossi stato io ad averci messo sopra un cartone in attesa sostituire la vetrina».
Ma chi può aver messo quel cartone? «Non ne ho idea» risponde Daniele, confuso su quanto possa essere accaduto.
Si è forse trattato di un furto in due tempi orchestrato da una stressa mano: domenica la spaccata e lunedì l’ingresso nel negozio e il furto? Oppure tutto è avvenuto nella notte tra sabato e domenica? E se la spaccata e il furto non fossero in relazione?
La pizzeria Caprese, proprio di fronte, non si è accorta di nulla. Ma le telecamere del tabaccaio potrebbero riuscire a fornire particolari utili per ricostruire il giallo.
Proprio il giorno prima, dopo il maxi furto avvenuto da Gucci, di Aime aveva proposto di organizzare le ronde. Ma su questa idea i commercianti si dividono.
«Il vero problema è che negli anni la città sta scivolando nel degrado, è lì che si deve intervenire. Non si può tollerare che alla notte ci siano in giro ragazzi che ne fanno di ogni e che passano il tempo spaccando bottiglie – dice del negozio Blu D – In più, si respira un clima di impunità totale, dove ognuno pensa di poter fare quello che vuole perché tanto non succede niente».
«Capisco le difficoltà oggettive delle forze dell’ordine, ma non sono d’accordo con l’idea di organizzare un servizio di vigilanza volontaria. Non credo nelle ronde perché, in un momento di esasperazione, dare in mano l’ordine pubblico alle persone è pericoloso. Siamo stra-tartassati di tasse, dobbiamo pretendere telecamere e pattugliamenti».
«Contro le bande organizzate che entrano in boutique come Gucci le ronde possono fare ben poco, invece sarebbero efficaci contro i ladruncoli e i vandali. Detto questo: nelle ronde dovrebbero esserci persone formate per intervenire con criterio» è il parere di della Piadineria.
«Io penso che debbano essere le forze dell’ordine ad effettuare i controlli, non i volontari» dice di Epicuro. Diverso il parere di di Salmoiraghi e Viganò: «A me piace l’idea dei volontari che vigilano. Un po’ più di sicurezza in più non guasta di certo».
«Io penso che la priorità sia trovare il modo di dare alle forze dell’ordine i fondi di cui hanno bisogno per lavorare. Nel passato le loro risorse sono state tagliate, il che è stato un errore» è il parere di , artigiano di “Un sacco e una sporta”.