Un bar speciale nel cuore di Varese

Il progetto Café21, promosso da alcuni genitori, mira ad aprire un locale gestito da ragazzi Down. «Lavorare per l’inclusione: creiamo una coop e cerchiamo uno spazio adatto». Il Comune ci pensa

– Un bar per lavorare e dimostrare che l’inclusione sociale non è solo una bella formula con cui riempirsi la bocca, bensì la via maestra, percorribile e proficua, al di là delle buone intenzioni e del politically correct.
È il progetto che alcune famiglie di ragazzi Down stanno portando avanti a Varese: il modello è Milano, dove da due anni, nel cuore del parco Sempione, un gruppo di disabili gestisce la Locanda alla mano, un punto di ristoro, concesso dal Comune e progettato appositamente da un architetto.

L’idea è di un manipolo di intraprendenti genitori varesini: «Parlando tra noi – dice , madre di , 19 anni, studentessa all’Einaudi e atleta del Vharese – ci siamo accorti che, finita la scuola, per i nostri figli è quasi impossibile trovare un’occupazione stabile e quindi costruirsi un futuro autonomo. Non ci sono prospettive: non basta il collocamento mirato, l’ultima assunzione di un giovane Down, alla BTicino, risale a diversi anni fa».
Ecco allora la necessità

di fare da sé: il progetto, chiamato Café21, «prevede che i ragazzi, seguiti dagli educatori, lavorino in un locale bar-ristorazione – spiega , sorella maggiore di Alessia – Così avrebbero due vantaggi: dimostrare che, al di là dei pregiudizi, possono svolgere senza problemi compiti semplici ma utili; e stare a contatto continuo con la gente, fondamentale per la loro crescita e affermazione personale».
Come spiega Pinuccia Ravarotto, ci sono due corollari essenziali perché l’idea decolli concretamente. Il primo: «Non abbiamo i soldi per comprare un locale e sostenere le spese che l’avviamento comporterebbe: affitto, attrezzature, impianti. Quindi cerchiamo qualcuno che ci sostenga affidandoci uno spazio, magari vuoto o in disuso, pronto da aprire». Il secondo: «I ragazzi saranno dipendenti di una cooperativa sociale che costituiremo: gli introiti, oltre a coprire gli stipendi, consentirebbero di investire nelle migliorie».
Il capitolo fornitori ha già un nome in lista: il ristorante-pizzeria Bella Napoli, che dà lavoro a due ragazze Down. La responsabile è pronta a offrire materie prime, appoggio logistico e, se necessario, una licenza ad hoc.
Resta il dubbio sulla location: «Meglio in centro – osserva Pinuccia – perché così i ragazzi arrivano da soli, comodamente in pullman, senza deviazioni complicate».

Nei giorni scorsi i genitori hanno incontrato il sindaco e l’assessore per sondare la disponibilità del Comune a sostenere Café21.
Tra le ipotesi emerse, la cui fattibilità è ora allo studio degli uffici municipali, il bar del minigolf (attualmente chiuso e in mano alla Pro loco), un chiosco ai Giardini Estensi («La soluzione ideale – dice Chiara – perché è centralissimo e funzionerebbe praticamente tutto l’anno, non solo d’estate») e un punto bar a Villa Mylius. L’occhio è caduto anche sul caffè interno a Palazzo Estense, serrato dopo la scomparsa di chi lo gestiva.
Non resta che attendere la proposta del Comune, o in subordine la disponibilità di un privato del settore. Alessia e i suoi amici non vedono l’ora di mettersi al banco.