Ladri di opere d’arte: la polizia di Stato sulle tracce di tre preziosissime uova Fabergé.
L’indagine della Digos, coordinata dal pubblico ministero Annailsa Palomba, prende le mosse dal furto messo a segno a Viggiù ai danni dell’ex villa del milionario russo Andrej Spiridonov. Un furto da un milione di euro in opere d’arte. Gli investigatori della polizia di Stato hanno individuato i tre ricettatori, varesini tra i 25 e i 55 anni, tutti noti alle forze dell’ordine, tutti provenienti dal mondo degli antiquari. I tre sono sospettati di aver anche materialmente commesso i furti. Da Viggiù i poliziotti hanno ricostruito un giro di furti più ampio.
I tre sono infatti stati trovati in possesso di un catalogo fotografico comprensivo di opere e mobili d’epoca rubati in altre sedi. In particolare in una villa di Casciago: qui il furto ammonta a tre milioni di euro. Settimana scorsa, in uno dei covi dove la banda avrebbe nascosto parte della preziosissima refurtiva, sono stati recuperati alcuni oggetti. Tra cui alcuni lampadari in vetro di Murano originali del ‘700. L’inchiesta, però, prosegue.
Uno dei tre ricettatori, infatti, è stato fermato dalla Digos a Roma. Addosso, nascosta in un accendino, gli è stata trovata una chiavetta Usb. E in quella chiavetta c’era un secondo catalogo di preziose opere rubate. Tra gli oggetti in vendita anche le tre uova di Fabergé, l’artista intarsiatore e orafo, che realizzò questi preziosi oggetti (in oro, argento e pietre preziose) anche per gli zar di Russia. Tre uova dal valore inestimabile che, da sole, toccano soglia duecentomila euro. Tutte e tre rubate dalla stessa villa di Casciago. E nel catalogo c’erano anche antiche anfore greche sempre sottratte dallo stesso splendido edificio.
La pen drive è stata sequestrata. La Digos ora sta lavorando in primo luogo per capire dove le uova siano state nascoste dai ricettatori andando a recuperarle. E da dove arrivano gli altri oggetti messi “a catalogo” dal ricettatore che, evidentemente, a Roma c’era andato per incontrare un possibile cliente. E il dettaglio potrebbe confermare l’ipotesi che i ladri d’opere d’arte agissero su commissione.
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