La chiamano «medicina di precisione» e nel corso degli ultimi dieci anni è cresciuta affiancando con successo le cure più tradizionali chirurgiche, chemioterapiche e radioterapiche nella cura del cancro. Arrivando a risultati prima impensabili soprattutto nella lotta di tumori notoriamente chemiorefrattari come quelli della pelle, dei polmoni e dei reni. Come?
Individuando prima, per poi inibire, specifiche alterazioni molecolari responsabili della trasformazione neoplastica.
Si parlerà soprattutto di queste nuove pratiche immunoterapiche, del loro impatto e del loro futuro sviluppo, oggi nei saloni di Ville Ponti, a Biumo Superiore che ospiteranno il convegno intitolato «Nuove frontiere diagnostico-terapeutiche nelle neoplasie polmonari, renali e nel melanoma», promosso dal Dipartimento oncologico interaziendale di Varese e organizzato dalla struttura di Oncologia dell’ASST Sette Laghi di Varese, diretta dalla dottoressa Graziella Pinotti.
«Ogni giorno in Italia si ammalano di tumore circa mille persone – spiega la Pinotti – La sopravvivenza negli ultimi anni è migliorata e si attesta tra le migliori in Europa, grazie alla maggiore opportunità diagnosi precoce ma anche allo sviluppo, negli ultimi anni delle terapie a bersaglio molecolare e degli anticorpi immunomodulanti, che hanno rivoluzionato la prognosi di alcuni tumori, portando a miglioramenti di sopravvivenza in un sottogruppo di pazienti fino ad oggi inattesa».
Nel convegno di sabato, che vede la partecipazione dei maggiori esperti italiani su queste strategie terapeutiche, si discuterà dei risultati clinici dell’utilizzo delle terapie target e della immunoterapia nei tumori avanzati del polmone, del rene e del melanoma, neoplasie che più di tutte hanno beneficiato di questi nuovi trattamenti, di come si sta muovendo la ricerca e quali saranno le sfide nel prossimo futuro.
«Le più recenti conoscenze sulla biologia dei tumori indicano che il cancro di ogni singolo paziente è una patologia unica perché uniche sono le caratteristiche del suo genoma», spiega la Pinotti, sottolineando la necessità di un trattamento personalizzato, «avviato a partire dal riconoscimento di marcatori specifici responsabili dell’origine e crescita del tumore e fondato sulla disponibilità di farmaci mirati».
Data la sostenibilità economica di questi trattamenti, diventa strategica una sempre maggiore collaborazione tra il patologo, il biologo molecolare, l’oncologo e il farmacoeconomista, in modo da ottimizzare il rapporto tra l’indice terapeutico di queste molecole e il loro costo sociale».
Un esempio di questa più stretta collaborazione tra i diversi specialisti non solo in ambito medico ma anche farmacologico e biologico, è rappresentato dal Punto Polmone, ambulatorio per la diagnosi precoce del cancro ai polmoni attivato meno di due anni fa e cui collaborano 20 diversi specialisti tra medici e biologi, per garantire l’inizio di una terapia mirata entro 40 giorni dal primo contatto, attivabile anche solo telefonicamente direttamente dal medico di base.