Circa centocinquanta persone si sono radunate questa sera, lunedì 10 febbraio, a Varese per commemorare il Giorno del Ricordo, dedicato alle vittime delle foibe e all’esodo degli italiani da Istria, Fiume e Dalmazia.
Il corteo, partito dalla piazza della stazione dello Stato intorno alle 20.30, ha sfilato in silenzio con fiaccole accese, accompagnato dal suono di un tamburo e dalle bandiere dell’Italia, dell’Istria, della Dalmazia e della città di Fiume. Attraversando via Morosini, piazza XX Settembre, via Vittorio Veneto e corso Aldo Moro, la marcia ha raggiunto piazza Monte Grappa, dove il “Comitato spontaneo 10 febbraio Varese”, organizzatore dell’evento, ha esposto uno striscione con la scritta: “Questa è la mia religione: unità della nazione”.
L’impegno e la responsabilità di custodire la memoria
In piazza Monte Grappa, Alessandro Limido ha preso la parola per ribadire il valore della memoria e della responsabilità: «Un impegno che si chiama responsabilità. Quella verso chi giace senza pace in fondo a una fossa, verso i martiri, gli esuli, i compatrioti, chi è morto e chi è stato cacciato dalla propria terra. Ma anche la responsabilità di essere noi stessi custodi della storia».
Il suo intervento ha poi toccato il tema dell’identità e dell’unità nazionale: «Ci dicono che il tempo sia il medico di tutti i mali, ma un medico senza pace e senza terra non ha alcuna importanza. Non ci sarà mai pace nei nostri cuori senza una terra. Solo quando saremo di nuovo una sola nazione, quella pace sarà la nostra religione».