– Un distillato di cereali, aromatizzato con principi botanici e, ovviamente, bacche di ginepro. Questo spazio è dedicato a lui, al gin: un breve viaggio condito da opinioni, racconti e gusti personali.
La sua origine? Tradizionalmente la si fa coincidere con l’invenzione del dottore olandese Franciscus Sylvius De La Boe nel 1658. L’intenzione del medico era quella di creare una bevanda capace di aiutare la digestione, oltre a pulire e purificare il sangue e i reni. Mise a punto una bevanda fermentata dalle distinte note di ginepro, il Jenever.
A Varese c’è un luogo dove gli amanti del gin – e non solo –
possono saziare la propria curiosità e piacere. dell’Antico Caffè Bosisio, ha nel suo locale oltre 50 tipi diversi di gin, 57 per la precisione. E di ognuno racconta la sua storia, le sue caratteristiche, le scelte che lo hanno portato a decidere l’una o l’altra etichetta: «Mi sono appassionato al gin qualche anno fa, dissertando sulle giuste proporzioni di un Dry Martini (il cocktail a base di gin e vermut dry, non quello che si trova in bottiglia, ndr) con un cliente, noto produttore di alcolici a livello mondiale. In quell’occasione ho iniziato ad apprezzare le differenze di questo distillato».
Un distillato, centinaia di varianti: «Secco, fruttato, dal sentore leggermente affumicato, pungente, balsamico, estremo e territoriale – racconta Riccardo – ogni gin ha una sfumatura differente poiché caratterizzato da una specifica scelta di botaniche che lo compongono, oltre ad avere diversi metodi di produzione: alcuni contengono addirittura 50 princìpi botanici diversi al suo interno; la maggior parte ne prevede tra i 5 e i 9».
«Esistono gin barricati in botti di rhum per 36 mesi, come il Combian Aged. Altri molto secchi tanto da “raspare” in gola ad ogni sorso, ma sono quelli che i puristi preferiscono perché hanno un numero di botaniche quasi essenziale – prosegue il cintura nera di gin – tra questi sono da menzionare sicuramente il Langstons N°1, l’Aviation e il Broker’s, caratterizzato anche da una bombetta sul tappo a sottolineare la sua origine inglese».
Un mondo davvero tutto da scoprire: «Vi sono storie dietro a delle etichette, come quella legata al Beefeater, tradizionalmente il gin dei ricchi, letteralmente appunto “i mangiatori di carne”, diventato ora un gin meno importante di altri. Esiste un gin che viene distillato solamente quando c’è luna piena, l’Alkkemist, e uno fatto con botaniche prese da tutti e cinque i continenti e infatti si chiama 5 Continents».
Anche gli italiani si stanno riscoprendo ottimi produttori di gin: «Sul mercato da qualche tempo ci sono anche gin nostrani come il Berto, dalle note di salvia, o il Bordiga, che risulta leggermente più affumicato. Tra questi c’è anche il Gin del Professore, tributo all’epoca del proibizionismo e distillato in ambienti che richiamano delle vasche da bagno. Oltre a questi c’è un importante contributo di gin, come l’Ophir, dalle calde note speziate che richiamano l’oriente, in particolare l’India».
Ed è proprio in India che è nata l’acqua tonica, con la quale nasce il miglior connubio che si possa avere con il gin: «Oltre ai tanti tipi diversi di gin – conclude Riccardo – ho anche più di 15 diverse acque toniche. Ma questa è un’altra storia…».