No, non ce la sentiamo di bocciarlo. Nonostante alcune delle sue 5 palle perse gridino vendetta, perché sarebbe bastato – come sempre – essere meno arruffone per non perderle. Nonostante il suo assist dietro alla schiena, gettato nelle mani dei virtussini invece che in quelle di Pelle, abbia fatto perdere il senso del Natale all’Artiglio. Aleksa ci prova, dà velocità, spirito: dà se stesso. Piuttosto domandiamoci perché uno che lo scorso anno non ha messo il naso in campo per mesi, oggi sia la prima punta della squadra. Oggi inteso non solo contro Bologna…
Parte titolare, non incanta, non demerita nemmeno. In attacco aspetta sempre quei palloni che, alle sue altezze, non arrivano mai. Ed è pertanto molto meno utile di Cain.
Sì, sette. Anche se i suoi tre tentativi dall’arco vengono respinti altrettante volte dal ferro. Sì, sette. Anche se non segna un punto. Sette, perché si fa trovare pronto, perché a tratti tiene anche Ale Gentile, perché si butta, perché i tiri di cui sopra se li è presi senza paura. Sette, perché resta in campo senza sfigurare per 21 minuti, dopo averne giocati in tutto 76 nelle undici gare precedenti.
Tanti errori dall’arco, non c’è dubbio. Ma è lui e non Wells a prendersi in mano l’attacco varesino in contumacia Waller (e Hollis). Tanti errori, non c’è dubbio, ma anche alcuni salti da cineteca, come il tap-in del 61-60 che fa venire giù Masnago.
Un altro che non si è tirato per nulla indietro nella difficile contingenza. Da guardia, da play, giocando con personalità e risorgendo dopo ogni errore. Peccato per quel passi: nove volte su dieci nemmeno te lo vedono…
In un pomeriggio in cui un “attaccante” in più serve come una bussola in mezzo alla foresta Amazzonica, il centro di Rochester usa il fisico per farsi trovare libero in mezzo all’area. E son punti, ben 14.
Simbolo di Varese e del basket di Caja? Lo abbiamo già scritto tante volte. Giocatore capace di andare oltre, anche oltre se stesso? Già letto, già visto. Stavolta ci accodiamo semplicemente al grazie di Caja. Quando si veste da Superman, il capitano lo fermano solo quegli stronzi (con affetto eh…) dei “grigi”.
Da lieve bocciatura, fino alla tripla che porta il match al supplementare: qualche guizzo in un andamento lento, troppo lento. Ieri sarebbe servito di più.