Tecnicamente si chiama “Piano degli Insediamenti Produttivi” e assegna i terreni, di proprietà pubblica, ad un prezzo concordato, con l’obiettivo di far sorgere nuove attività o di ampliarne di esistenti, ma soprattutto per favorire lo spostamento delle aziende lontano dalle aree residenziali.
Il primo avamposto fu la tessitura “Enrico Marelli” (il cui capannone oggi è in vendita), famosa perché realizzava le spugne per la Coca-Cola, che si insediò in fondo a via del Lavoro. Ma fu il Piano regolatore del 1975 a stabilire che l’allora
polmone agricolo a Sud del quartiere di Sacconago sarebbe stato destinato a zona industriale. Non senza vivaci proteste, perché i proprietari delle terre e i contadini portarono i “forconi” fino in consiglio comunale. I primi insediamenti effettivi risalgono alla fine degli anni ’80, lungo il Viale dell’Industria, poi all’inizio degli anni 2000 fu assegnato un altro lotto di aree, ma le assegnazioni sono proseguite anche negli anni scorsi, nonostante la crisi.
Oggi, con oltre un chilometro quadrato di aree destinate all’industria e all’artigianato, la zona industriale di Sud-Ovest è una delle cittadelle produttive più grandi d’Europa, di sicuro la più grande in Lombardia. Attualmente, nonostante le fatiche degli ultimi anni, ospita oltre 140 attività, dando lavoro a circa duemila persone.
Uno degli esempi più significativi di insediamento è rappresentato dall’esperienza delle cooperative artigiane Carva (Cooperativa Artigiani Varesini), promosse dal cavalier Carlo Monoli, infaticabile imprenditore nel settore dell’autotrasporto e già presidente della Pro Patria, e progettate dall’ingegner Gianni Leoncini. Dalla Carva Uno fino alla Carva Cinque, l’ultima nata: piccole “cittadelle artigiane” nella cittadella produttiva che hanno rappresentato, e continuano a rappresentare, un’opportunità di crescita e sviluppo per molte eccellenza del territorio.
Nel frattempo attorno alla zona industriale sono sorti altri servizi importanti per la città, dal centro multiraccolta per i rifiuti di Agesp al terminal intermodale merci delle Ferrovie Nord (finanziato da Regione Lombardia, dato in gestione ad Hupac, ma ancora in gran parte inutilizzato), dal centro di atletica “Angelo Borri” alla casa-famiglia Anffas di via Piombina. Anche il problema dell’accessibilità stradale, per anni vera croce della cittadella produttiva di Sacconago (inizialmente pensata per essere toccata dal “Sempione-bis” e dalla Tangenziale Ovest, opere mai realizzate), è stato risolto negli ultimi dieci anni, con la realizzazione della bretellina di via Piombina a Nord e della tangenziale di Magnago a Sud, entrambe finanziate in gran parte dalla Regione, mentre per la sicurezza stradale lungo gli ampi viali sono state costruite due rotatorie.
Resta solo un tassello ancora da completare: il centro servizi (in tutta la zona industriale non c’è nemmeno un bar), per il quale il Pgt prevede un’apposita area su cui è possibile far convergere investimenti privati.