Forse qualcuno non l’ha ancora capito: quindi, lo ribadiamo. La Provincia di Varese, questa Provincia di Varese, non ha padroni se non i suoi lettori. Siamo il giornale che ha messo in prima pagina il bacio tra due uomini in occasione del Varese Pride, siamo quelli che hanno dedicato una passante al ricordo delle foibe e quelli che hanno parlato di Auschwitz nella Giornata della Memoria. Su queste pagine Marco Tavazzi scrive che la pedonalizzazione del centro è
una mossa coraggiosa di fianco al sottoscritto (che di questo giornale è il direttore) che sostiene il contrario. Questo significa che qui c’è spazio per le opinioni e per chi le difende, c’è spazio per le storie e per chi le racconta, c’è spazio per il confronto e per chi lo accetta. Se ne faccia una ragione chi si ostina a metterci addosso etichette che non abbiamo e che cambiano a seconda del vento di giornata (comunisti, fascisti, gay, piddini, forzisti, leghisti…). Siamo semplicemente noi: La Provincia di Varese. Pochi, maledetti e maleducati: ma coerenti con la nostra idea di giornalismo. Scriviamo quello che pensiamo e pensiamo quello che scriviamo, a modo nostro: dalla politica allo sport fino alla cultura. E soprattutto, siamo un giornale libero: di urlare, di giudicare, di raccontare, di sbagliare. Fatevene una ragione.