Due curve e finisce la luce delle ultime case. La strada sale, il bosco si chiude e lascia spazio solo al silenzio ovattato. Nella nebbia si scorge il fumo dei comignoli di questa piccola frazione, a fatica si legge il cartello Cariola, a Castelveccana, tra i sussulti della macchia sullo sterrato.
Qui abitava e viveva , l’uomo ucciso a fine settembre e sepolto in questi boschi dopo un omicidio ancora avvolto dal mistero. Nessun colpevole, nessun movente. Dal momento del ritrovamento del corpo, meno di due settimane fa, a oggi la frazione si domanda, tra inquietudini e sospetti, chi abbia ucciso Roberto. Un uomo con un passato un po’ turbolento per la droga, ma che, qui a Cariola, si era ritrovato.
Parlando con chi gli era vicino ne esce una vicenda esistenziale ben diversa da quella dipinta appena dopo la sua scomparsa. Un omicidio, per molti residenti, circondato da troppe parole errate. Chi gli era quotidianamente accanto lo ricorda con affetto: «Una persona disponibile e seria, che aveva trovato casa qui e la possibilità di ripartire da capo con una vita dignitosa e tranquilla –raccontano alcuni conoscenti – In ogni occasione trovava il modo di aiutare tutti con piccoli lavori che eseguiva con grande disponibilità». «Un uomo con una triste storia personale alle spalle –così è descritto da alcuni – fatta non solo di errori passati che dopo la sua morte hanno contribuito a cucigli addosso una pessima reputazione, ma anche d’incomprensioni e dolori fisici».
Nel ricordo si ritorna al passato di Roberto Colombo, e a quel gravissimo incidente in moto che l’ha reso prigioniero del coma per circa un anno. «Certamente dopo questi lunghi mesi si è svegliato invalido ma sicuramente nuovo». I gravissimi problemi motori che lo costringevano a una vita dimezzata e a brevi spostamenti, lo hanno portato a restare stabilmente a Cariola. Nei suoi confronti c’è spazio solo per l’affetto: «La frazione lo ha accolto come una grande famiglia e gli ha dato la possibilità di compiere lavoretti per passare il tempo,
la definitiva buona occasione per riprendersi dal dolore passato dell’incidente e ricominciare». Ma qualche cosa ha rotto la benevola routine di una vita normale, qualcosa che ha scritto la sua condanna. «Si faccia al più presto chiarezza su un caso ancora apertissimo». Intanto, sul pendio tra i castagni, è arrivata la neve a ricoprire le ultime tracce lasciate dall’ucciso, il buco mal scavato dove è stato sepolto, le impronte del suo quad che da pochi giorni è stato portato via. Cariola aspetta. Aspetta la verità. E il giorno per dare l’ultimo saluto a Roberto Colombo «una brava persona, inseguita dalla sventura». n
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