Per la Pro Patria quella di oggi contro il Pro Piacenza allo Speroni è la partita più importante di questo scorcio di stagione. Dopo aver toppato contro Albinoleffe, Lumezzane e Cuneo (formazioni destinate alla zona rossa) sarebbe deleterio prima per il morale e poi per la classifica un altro inciampo (il nono) contro una diretta concorrente. E purtroppo la sfida odierna ha connotati più rischiosi della precedente a Bassano. Potrà sembrare paradossale, ma sotto il Monte Grappa aveva più
da perdere la squadra di casa che non i tigrotti; si giocavano più chanches i giallorossi di Sottili per cifra tecnica ed ambizioni di promozione che non i biancoblù di Pala per i quali il pronostico era chiuso ed una sconfitta non avrebbe fatto urlare allo scandalo. È arrivata, ma per la prima volta in questa stagione non si è assistito alla debacle.Proprio in virtù della confortante prova del Mercante si sono fatte corpose le aspettative odierne per la Pro Patria. Per una prestazione che finalmente sia da squadra ed ovviamente per il risultato. Non è un mistero che oggi ci si attende almeno il primo punto della stagione, quello che possa quantomeno mantenere alla stessa distanza i piacentini in lotta anch’essi per non scendere di categoria. Tutt’altro che semplice. Ma perché questa convinzione? Se a Bassano la Pro non ha sfigurato ed avevano di fronte una sorta di corazzata, anche se non nella migliore giornata, per Pisani e compagni il primo pensiero in Veneto era di contenere, giocare una partita sulla difensiva consapevoli della forza dirompente dei padroni di casa. Oggi invece serve mettere il naso fuori dalla porta ricordandosi di non lasciarla sguarnita. Tocca ai tigrotti menare la danza e purtroppo i numeri dicono che non è una dote nel loro dna. Le cifre sono impietose. È enorme la difficoltà biancoblù di creare azioni o andare in gol. Appena quattro in otto partite. Mezzo gol ogni novanta minuti a fronte dei ventiquattro subiti che fanno tre a match. In qualche modo però la rotta va invertita, va data una strambata alla barca tigrotta anche correndo il rischio di mandarla a fondo del tutto per la sua precarietà. Ha un nocchiero in panchina (Pala) ed uno in campo (Ferri); la loro presenza ha lanciato dei segnali a Bassano che attendono di essere bissati con maggiore intensità nella gara dello Speroni. Certo loro due non sono sufficienti, ma possono fungere da guida nella speranza che tutti gli altri, pur con evidenti limiti tecnici, li possano seguire evitando le amnesie e le distrazioni che finora hanno costellato il cammino tigrotto. E perché no, vista la lunga quaresima di questi tempi, nessuno disprezzerebbe la fine del digiuno con l’arrivo di qualche punto accompagnato da un po’ di “culatello”.