Il Sacro Monte brucia, i varesini piangono. Perché quando feriscono l’orgoglio, quando tirano una coltellata vigliacca alla tua identità, prima di tutto piangi.
Le lacrime avevano solcato il volto di centinaia di cittadini già mercoledì, alla conferma che quelle orribili fiamme avevano una causa dolosa. Una mano ignota – e idiota – aveva dato fuoco ad un tesoro inestimabile. E forse, anzi, molto probabilmente, è quella stessa mano ignota – si spera ancora per poco – e idiota – per sempre – che tra venerdì e ieri ha voluto tirare un altro pungo a tutti quanti noi.
Perché questa frecciata al cuore della città? Perché questa macchia di nero misto a grigio sul nostro verde? Se lo sono chiesto tanti, tantissimi, troppi varesini in queste ore drammatiche. Chi con foto, parole e commenti a inondare i social network, chi al telefono con l’amico, chi al bar sfogliando il giornale. su Facebook ha parlato di una «ferita ancora aperta ha digitalizzato «l’impotenza nel vedere quel maledetto fuoco. Le lacrime che scorrono nel vedere le tue montagne disintegrarsi. La consapevolezza che quel maledetto la deve pagare. E una sicurezza: grazie a voi eroi di sempre».
Grazie. La parola più azzeccata per tutti quei vigili del fuoco, carabinieri, poliziotti, volontari della Protezione Civile che hanno lavorato, faticato, pianto e spento fuochi – nei boschi e anche dentro al proprio cuore – per ore infinite. Non sono mancati, i “grazie”: in moltissimi sulla nostra pagina Facebook hanno celebrato il coraggio e la prontezza di questi professionisti. Chi ha definito i pompieri degli “eroi”, chi come e ha lanciato un applauso digital ai piloti dei Canadair, chi seguendo le nostre dirette non ha fatto mancare sostegno e incoraggiamenti.
, il suo grazie, lo ha scritto così: «Cenere e odore di bruciato sotto la montagna. Fumo e fiamme sopra e dentro la montagna, quei posti che tutti noi conosciamo e amiamo da sempre. Nel mezzo, uomini e donne coraggiosi. Forza ragazzi, e grazie». Davanti alle fiamme al Sacro Monte, si piange. Lo ha fatto . «Ho pianto tanto nella mia vita – scrive anche lui su Facebook – ma sempre per emozioni legate a persone. Ma di piangere per una montagna è la prima volta». E quella è una montagna speciale. Il Parco Campo dei Fiori, sulla sua pagina Facebook, ha chiesto ai cittadini di «non recarsi suoi luoghi dell’incendio per non mettere a repentaglio l’inculumità». Appello sacrosanto, a cui tantissimi varesini hanno risposto riempiendo, in totale sicurezza, i luoghi del disastro. Per far sentire che ci sono. Perché insieme, si può.
Si piange, si diceva. Ma asciugate le lacrime, ci si incazza. Come «Alle mie spalle sta bruciando la mia montagna per mano di un vigliacco. Chi ha fatto questo alla mia Varese dovrà pagarla». Lui, come molti altri. Agguerriti dietro le tastiere, per le strade, in provincia, nei commenti sui social: non importa dove, importa essere uniti. E lo siamo.
Contro l’odio. Contro la malvagità. Contro quel bastardo che ci ha sfigurati. Oggi Varese piange, domani Varese si incazzerà. Dopodomani Varese reagirà.
E lo faremo, insieme.