Un tuffo nell’Olonaper difendere i fiumi

MALNATE Un tuffo nell’Olona per riportare l’attenzione dell’opinione pubblica sullo stato di salute dei fiumi del territorio. Così, domenica mattina, è andato in scena dai Molini di Gurone, nel parco della Valle del Lanza, il “Big jump”, il grande tuffo avvenuto simultaneamente in tutti i grandi bacini idrografici europei, con l’obiettivo di puntare i riflettori mediatici sulla scadente qualità delle acque.
Nella nostra provincia l’obiettivo era riportare alla ribalta le condizioni dell’Olona, dove la situazione ambientale resta grave: «La

qualità delle acque – assicurano i volontari di Legambiente Varese, organizzatori dell’evento di Gurone – rimane estremamente preoccupante in vista delle scadenze imposte dalla direttiva del 2000 che richiede entro il 2015 il raggiungimento di un giudizio di qualità buono per tutti i fiumi d’Europa». Una sfida apparentemente impossibile per alcuni corsi d’acqua del bacino del Po, che attraversano zone ad altissima densità di popolazione e industrie: «L’Olona – sottolineano i volontari – è sicuramente quello su cui si concentrano le maggiori preoccupazioni. Il quadro ambientale del bacino di questo fiume è gravissimo, per i ritardi accumulati e per le insufficienze delle reti di fognatura e collettori, che fanno sì che gran parte degli insediamenti assiepati lungo le sponde del fiume continui tuttora a scaricare acque luride che non hanno subito alcun trattamento depurativo».
Nel giorno del “Big jump” l’associazione ambientalista ha diffuso anche alcuni numeri sulla situazione complessiva del fiume: «Dal monitoraggio effettuato dalla Regione Lombardia – sottolinea Legambiente – emerge che l’intero bacino del fiume e dei suoi affluenti Bozzente e Lura ben il 67% degli scarichi civili non viene depurato. Per il solo tratto di fiume in provincia di Varese, il carico inquinante dell’Olona dipende per oltre il 75% da scarichi fognari diretti». Lungo le sponde dell’Olona varesino si aprono ben 1400 scarichi, la maggior parte dei quali sono immissioni di acque meteoriche o sfioratori di piena, ma si contano anche 32 scarichi di collettori di acque industriali. «Una situazione assurda – proseguono – che denota di quanta poca considerazione abbia goduto fino a oggi il corso d’acqua che negli scorsi secoli è stato protagonista dello sviluppo di uno dei territori più ricchi e popolati della nostra regione».
«Oggi – conclude il presidente di Legambiente Varese, Dino De Simone – inauguriamo un nuovo corso delle politiche e dei progetti per il nostro fiume: vogliamo veder tornare i pesci, la vegetazione lungo le sponde, i lidi in cui bagnarsi». 

b.melazzini

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