«Che attore». È amarissima l’espressione di subito dopo le dichiarazioni spontanee del padre davanti al gup che dovrà decidere se rinviare a giudizio o meno il sessantasettenne con l’accusa di aver volontariamente assassinato la prima moglie, , nel febbraio 2003.
Tina, con la sorella Cinzia, ha sempre sostenuto che l’incidente stradale in cui la madre perse la vita era invece un assassinio premeditato. Il padre voleva, per le ragazze e per l’accusa, liberarsi della prima moglie perchè invaghitosi di una donna più giovane che poi sposerà in effetti pochi mesi dopo essere rimasto vedovo.
Piccolomo ieri in aula ha dichiarato che non voleva uccidere nessuno, al contrario salvare la moglie. «Che attore», ribadisce Tina. Che non crede alle dichiarazioni del padre. «Noi abbiamo sempre saputo che quell’uomo (Tina non lo chiama mai papà o padre) ha ucciso nostra madre – spiega – Lo sosteniamo da anni».
Ieri ci si aspettava una decisione da parte del gup che ha però ordinato altri approfondimenti peritali in relazione alla dinamica dell’incidente stradale in seguito al quale Maldera perse la vita arsa viva nella vettura in fiamme finita fuori strada. Tina e Cinzia speravano di arrivare ieri «ad avere un processo. Non importa il giudice ha disposto altri accertamenti prima di prendere una decisione. Va bene così».
Di giusta “decisione” parla anche , legale di Tina e Cinzia e parte civile nel procedimento a carico di Piccolomo.
«Giusto che il giudice voglia avere tutti gli elementi necessari per decidere – ha detto Gentile – la vicenda è delicata. Lo stesso magistrato ha superato lo scoglio del ne bis in idem scrivendo un pezzo di storia della giurisprudenza italiana. Un magistrato così scrupoloso e preparato, che ha dato priva di non temere decisioni forti quanto giuste, deve poter avere tutti gli elementi necessari prima di decidere sul rinvio a giudizio o meno dell’indagato».
Il sentimento che anima le figlie e il loro legale è quello di assoluta fiducia: «Per anni abbiamo disperato di riuscire ad avere una speranza di giustizia per nostra madre – conclude Tina – adesso quella speranza c’è. Va bene così».