Uomini e donne, giovani e fanciulle, non c’è casa in cui l’8 marzo non si creino schieramenti, con la componente femminile che rivendica il proprio diritto di fare festa, mentre la controparte si prodiga in regali. Ma nei fatti, l’8 marzo è davvero una festa?
Si direbbe di no, se davvero questa giornata risalisse a un terribile rogo del 1908, in una fabbrica di camicie newyorkese, dove 129 operaie avrebbero perso la vita. Peccato che si tratti di un falso storico. Non c’è nessun incendio alle origini della Giornata Internazionale della Donna, solo un fraintendimento, dovuto probabilmente al clima della guerra fredda, come vedremo, che però evidenzia come le radici di questo pezzetto di storia siano lontane e oscure. Quand’è, dunque, che le donne hanno cominciato a sentire il bisogno di istituire una giornata speciale, a loro dedicata? E perché? Coma mai si festeggia l’8 marzo? Cosa c’entrano le mimose? Tutti interrogativi ai quali proveremo a rispondere.
Escluso che l’origine della celebrazione sia legato ad un presunto rogo della fabbrica Cottons o, ancora, a una violenza repressione che di una manifestazione operaia del 1857, secondo le Nazioni Unite la prima giornata internazionale della donna si svolse il 23 febbraio 1909, su iniziativa del Partito Socialista americano. Circa ventimila donne si riunirono tra la Trentaquattresima e la Terza Strada per ascoltare diverse oratrici sui principi dell’uguaglianza e sull’importanza del suffragio universale. Dall’altra parte dell’oceano,
in Europa durante la seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste tenutasi a Copenhagen il 26 e 27 agosto del 1910, si propose di istituire una giornata speciale in onore dei movimenti per i diritti delle donne, in particolare quello di voto. La proposta di Luise Zietz, avallata da Clara Zetkin, ottenne un consenso unanime e venne approvata da oltre cento donne provenienti da diciassette paesi, ma non fu fissata alcuna data. Non fu dunque Clara Zetkin, una delle più grandi donne del Novecento, socialista, madre indiscussa dei femminismi europei, a indicare l’8 marzo come giorno per la celebrazione delle donne.
Fino al 1914 la Giornata Internazionale della Donna si celebrò disordinatamente, verso la fine di febbraio negli Usa, il 18 o il 19 marzo in alcuni paesi europei, il primo maggio in Svezia e così via. Il senso di queste manifestazioni era quello di rivendicare il proprio ruolo e l’uguaglianza sociale, con una forte impronta politica. Le donne socialiste intendevano infatti smarcarsi da quei movimenti che definivano delle “donne borghesi” e che pure si battevano per ottenere il suffragio universale, ma dovettero affrontare anche l’aperta ostilità di molti compagni del partito, che non vedevano di buon occhio la spinta femminista. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale i movimenti femministi si spaccarono, tra favorevoli e contrari alla guerra, e accadde anche un drammatico fatto a cui si può far risalire, seppur debolmente, la data dell’8 marzo.
Era infatti l’8 marzo del 1917, il 23 febbraio nel calendario gregoriano, in vigore in Russia nel 1917, quando una manifestazione «per la pace e per il pane» capitanata dalla rivoluzionaria socialista Alexandra Kollontaj venne duramente repressa dall’esercito zarista. Si può pensare che in seguito a questi drammatici fatti, l’8 marzo divenne il giorno della donna. Ci sono documenti che attestano che questa data venne scelta in Bulgaria nel 1921 e in Italia nel 1922. Nel nostro paese, però, l’avvento del fascismo bloccò ogni cosa. Si dovrà aspettare il 1944 e la fondazione dell’UDI (Unione delle Donne Italiane) per tornare a celebrare l’8 marzo, mentre il riconoscimento ufficiale dell’Onu arriverà solo nel 1975, che fu anche l’Anno Internazionale delle Donne. E la mimosa? Una tradizione tutta nostrana, adottata nel 1946. Fiore semplice e selvatico, che sboccia proprio all’inizio di marzo e abbonda nelle campagne, divenne il simbolo di tante battaglie per il riconoscimento dei diritti e della libertà di essere donne.