Assurdo: a Varese una sfida elettorale senza il Movimento 5 Stelle. Ora è ufficiale, il simbolo del movimento fondato da Beppe Grillo, dato per probabile vincitore a Roma e con un consenso nazionale stabilmente stimato attorno al 25%, non sarà stampato sulle schede che i varesini, ma anche i gallaratesi e i cittadini di altri 31 sui 34 Comuni che andranno alle urne il 5 giugno prossimo, riceveranno ai seggi per votare. Non è colpa di nessuno,
solo dei protagonisti, anche se è un particolare non da poco che si abbatte su tutti i pronostici per le amministrative.
Ma prima di chiedersi dove andranno a finire i voti in libertà del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, c’è da interrogarsi su una vera e propria figuraccia a “5 Stelle” (in questo caso, come quelle degli hotel) che priva Varese di un riferimento politico ormai consolidato per una parte rilevante dell’elettorato.
Ora, non vorremmo stare qui a fare analisi sui motivi per cui i rappresentanti locali del movimento abbiano “toppato” in modo così clamoroso l’appuntamento elettorale, sui litigi interni e le reciproche accuse e recriminazioni che lasciamo alle loro discussioni, o ancora se sia un altrettanto clamoroso abbaglio che il mitologico “staff” del Movimento ha preso nel non concedere la certificazione ma nemmeno nel provare a trovare una soluzione alternativa per evitare che finisse così (come avrebbero potuto essere le votazioni online del candidato sindaco e della lista).
È un fatto che ci troviamo di fronte ad una vicenda che ha dell’assurdo e del paradossale: è mai possibile che i due gruppi del Movimento varesino (così come è successo a Gallarate) non siano riusciti a parlarsi per raggiungere un accordo?
Pensate un momento se vi avessero detto che qualche anno fa Forza Italia, o l’allora Margherita, o ancora l’Alleanza Nazionale dei tempi d’oro, non si fossero presentate in 31 dei 34 comuni chiamati alle urne: vi sareste, giustamente, fatti una bella risata.
Possibile che non abbiano saputo anteporre il bene comune e la necessità di “liberare” le città, o di “farle respirare”, togliendole dal giogo dei partiti tradizionali, tanto per usare un gergo caro ai “grillini”? Se questa è la democrazia liquida, è notte fonda. Se questa è l’antipolitica, ci permettiamo di far notare che assomiglia tanto alla solita politica, quella che si accapiglia per un assessorato o per uno strapuntino, e che mette in primo piano i personalismi e gli interessi di bottega rispetto agli interessi del popolo. Quel popolo della rete, quel popolo grillino che il 5 giugno dovrà andare in cerca di un altro candidato da votare.
Liste civiche slegate dai partiti a Varese non ne mancano, ma l’elettorato dei Cinque Stelle sarà chiamato ad un gesto che sa moltissimo di Prima Repubblica: turarsi il naso per votare chissà chi (in tanti dicono che Malerba sia il più vicino a loro). Visto che né Steidl né Cammarata saranno nomi disponibili sulla scheda.
A questo punto una qualche riflessione e autocritica, a livello locale ma anche ai livelli più alti dello “staff”, forse quelli del Movimento Cinque Stelle se la dovrebbero fare. Anche se il prossimo giro a Varese e in tutti gli altri Comuni arriva tra cinque anni.