– Il magistrato “star” al teatro Auditorium: in 500, tra ragazzi e genitori delle scuole medie, per la sua lezione di giustizia e legalità. «Ragazzi, rispettate le regole. La futura classe dirigente siete voi». Il ricordo degli «amici» e: «Deve ancora emergere la verità sulle loro morti».
La serata al teatro Auditorium è stata la chiusura del percorso di testimonianze del progetto “A scuola di legalità” realizzato dai docenti della scuola media “Casula” di Jerago (su input del vicepreside ) e sostenuto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco , con l’assessore alla cultura .
Un progetto che ha ospitato personalità esperte in materia di legalità come l’ex parroco di Scampia don , la giornalista e scrittrice , e dell’Israt, il comandante dei Carabinieri di Albizzate e l’esperto informatico .
«Rispettate le regole e l’autorità dei vostri genitori e dei vostri professori – la lezione di Imposimato declinata sulla vita quotidiana dei ragazzi – e studiate: non è vero che si va avanti solo con le raccomandazioni, se vi impegnate potrete diventare tutto quello che volete,
anche sindaci, parlamentari, magistrati. Siete voi la classe dirigente del futuro». Il magistrato, già giudice istruttore del caso Moro e dell’attentato al Papa, ha ricordato di essere stato «pure candidato alla presidenza della Repubblica, e chi se l’aspettava? – le parole di Imposimato, che era stato indicato dal Movimento Cinque Stelle e “investito” da un sondaggio scientifico dell’università di Princeton come candidato preferito dagli italiani – mi ha inorgoglito e mi ha fatto pensare alle mie origini, e quando per terminare gli studi raggiunsi mio zio e mio nonno, emigranti in Sudafrica».
Uno degli studenti della scuola “Casula” gli ha chiesto che cosa avrebbe fatto se fosse salito davvero al Quirinale: «Per prima cosa la lotta alla corruzione – la pronta risposta di Imposimato – ci costa 70 miliardi di euro, risorse che potrebbero essere utilizzate per aiutare le famiglie più bisognose a far studiare i loro figli». Imposimato ha ricordato le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui era amico: «Abbiamo il dovere morale di cercare la verità, che non è ancora stata trovata. Se potessi parlare con loro, sono sicuro che sarebbero molto arrabbiati, perché senza verità non si fa giustizia».