Una medaglia da condividere, perché l’amore per Varese è troppo grande da tenere tutto per sé. Quello che colpisce dei 16 cittadini premiati per i 200 anni di Varese è il sentirsi piccoli di fronte a quel riconoscimento di prestigio e il volerlo dividere con altri. Come , giovane astronomo della società Schiaparelli, che ha dedicato la medaglia Salvatore Furia «che ci guarda dall’alto». E non è l’unico. Le sedici persone insignite del riconoscimento non hanno parlato di sé
stessi, ma hanno dato il merito ad altri, e soprattutto hanno messo al centro la città. , per esempio, ricevendo la medaglia, ha pensato ai vigili del fuoco, alla Croce Rossa e a tutti quanti intervengono nelle emergenze. L’avvocato ha ricordato l’anima culturale di Varese e la nascita dell’università. E c’è anche chi tenta di concettualizzare il fascino di Varese, come , che dall’alto dei suoi 90 anni ha detto: «Questa è una città che ti entra nel cuore». E se succede questo è perché «Varese è una città che rende orgogliosi di esserne cittadini» ha dettoin una lettera letta dalla moglie Lella. C’è chi la ringrazia, come lo sculture , che ha affermato: «Da Varese ho ricevuto più di quello che le ho dato» e così anche il giocatore di basket , presente con il pensiero perché al suo posto è intervenuto il figlio Meme. A qualsiasi età sia arrivata, la medaglia non è stata interpretata come un traguardo, ma come qualcosa che deve spronare a fare di più. Non a caso il fotografo che ha detto: «non voglio essere bravo, ma utile». ha annunciato una copertura maggiore della corsa Tre Valli Varesine. Non è mancata neppure qualche voce critica. Come quella del pianista, che ha mandato un video messaggio dalla Boston University, affermando: «Sono dovuto migrare negli Usa per vedere riconosciuti i miei sforzi e vincere una gara internazionale per diventare docente». ha spronato il sindaco a pensare a un padiglione per la musica e a un teatro adatto alle esigenze della Provincia e ha consigliato ai varesini di socializzare di più e non essere solo casa e lavoro. E c’è anche chi è dovuto vincere la timidezza, come della pasticceria Zamberletti che, commentando la medaglia, con umiltà ha detto: «Spero di meritarmela proprio». E poi, ancora, l’imprenditore la cui azienda, la Ficep, dà lavoro a più di 400 persone in tutto il mondo. , il “sindaco veloce”, per 29 anni presidente dei Monelli della Motta, che ha accolto il riconoscimento recitando alcuni versi di una poesia. , «l’anima della squadra», rappresentato dalla moglie. L’atmosfera magica è stata interpretata dalle parole della scrittrice che, commentando il premio, ha detto: «Io ho amato questa città, che mi ha restituito l’amore dimostrato». La scrittrice ha chiuso il suo intervento, citando Chagall e dicendo: «Nell’arte e nella vita tutto è possibile, se alla base c’è l’amore». Proprio così.