Oggi è una giornata speciale perché, alle 10.30, nella sala matrimoni del Comune di Varese, il sindaco Attilio Fontana incontrerà i dirigenti biancorossi, l’Associazione Tifosi Varese Calcio, il Consorzio Varese Calcio e la Dorsi Academy, pronti a sostenere una raccolta di fondi in memoria di Erika Gibellini e a favore della Fondazione Giacomo Ascoli. Questa meritoria onlus ha seguito, attraverso i suoi medici e volontari, Erika, «la guerriera biancorossa», figlia dello steward del Franco Ossola Massimiliano, durante la sua malattia, che purtroppo ne ha causato la morte neppure due settimane fa.
L’iniziativa di beneficenza fa bene al cuore e coinvolgerà non solo gli attuali giocatori del Varese ma anche molti ex, fra cui Mauro Milanese. Il terzino sinistro con cui la squadra di Beppe Sannino è approdata in Prima divisione era stato direttore sportivo dopo Sean Sogliano e, proprio in questi giorni, ha assunto la carica di direttore tecnico della Triestina, nobile decaduta che milita in D. Grazie ai centomila euro versati dal cugino di Milanese,
Mario Vittorio Biasin, la squadra può proseguire il campionato, insieme al nuovo dirigente e al curatore fallimentare Giuseppe Alessio Vernì.
La memoria vola alla situazione analoga che aveva vissuto il Varese 28 anni fa, quando, proprio nel mese di febbraio, ma del 1988, i biancorossi avevano conosciuto il primo fallimento della loro storia. All’epoca, come ricorda l’attuale preparatore atletico Ciro Improta, che c’era anche allora, due pilastri sorreggevano fuori dal campo il Varese di Carletto Soldo, ovvero il curatore fallimentare Sergio Caramella e il direttore sportivo Cicci Ossola: «Che anno travagliato, ma quante soddisfazioni. Soldo è un grande allenatore e ha sempre tenuto unito il gruppo. Mancavano i soldi perché non ci arrivavano gli stipendi e qualche ragazzo faceva fatica a pagarsi la benzina per venire agli allenamenti. Non avevamo neppure l’acqua calda e per andare in trasferta noi dello staff dovevamo seguire in macchina la squadra. Per fortuna c’erano il curatore fallimentare Sergio Caramella e il direttore sportivo Cicci Ossola che, pur tenendo d’occhio le spese, non ci facevano mancare nulla».
Milanese sta cercando di fare lo stesso a Trieste: «È la città in cui sono nato e la Triestina è la squadra che mi ha fatto crescere. Ho svolto tutta la trafila nelle giovanili e ho fatto in tempo a giocare nel mitico stadio intitolato alla memoria di Giuseppe Grezar. Era sempre pieno, esattamente come il Nereo Rocco, la cui inaugurazione ho vissuta in prima persona. Eravamo in C ma avevamo più di dodicimila abbonati e allo stadio non erano mai meno di quindicimila gli spettatori: per le gare di cartello ovviamente c’era il tutto esaurito».
L’ex difensore è ora l’unico vero dirigente della Triestina, accanto al curatore fallimentare Giuseppe Alessio Vernì: «La squadra stava sparendo e non potevo rassegnarmi all’idea di vederla ripartire dalla Terza categoria. Con mio cugino abbiamo versato così l’assegno circolare di centomila euro che serviva per salvare la matricola e per garantire l’esercizio provvisorio. Ora dobbiamo pensare solo a salvarci e domenica abbiamo fatto un passo in avanti, battendo (2-1, ndr) il Fontanafredda, in uno scontro diretto. Purtroppo i nostri giocatori migliori si sono svincolati a dicembre, perché non prendevano i soldi dello stipendio. Restare in D sarà una lotta ma ce la faremo».
Milanese, che dovrebbe aggiudicarsi il club a fine stagione, quando andrà in scena un’asta giudiziaria low-cost, pensa anche al Varese: «Sarebbe bello organizzare un’amichevole l’estate prossima. A Varese c’è un altro Milanese che si chiama Claudio e ha le risorse per contribuire alla rinascita biancorossa: ci ha già pensato? Da parte mia ci tengo molto all’iniziativa di beneficenza in memoria di Erika Gibellini e farò avere subito una mia maglia da mettere all’asta».