Quasi quasi non sembra vero. La vecchia Mens Sana Siena è tornata a Varese. E sì, sono proprio loro, la maglietta non inganna. Stavolta non al Pala Whirlpool, ma al Campus.
E non ci sono gli Arditi ad accogliere i grandi avversari di sempre. Nell’angolo del Campus, in fondo, c’è un esercito di ragazzini, un’insolita schiera di piccoli tifosi che cantano e fanno tutto il baccano possibile.
E su quella panchina che è
stata tanto vincente non c’è Pianigiani, o Banchi, oppure il bustocco Crespi, ma il giovane Mecacci, l’uomo designato per riportare Siena allo splendore di un tempo.
Che poi sembra passata una vita, ma dalla cartina geografica del basket che conta Siena è scomparsa da luglio. Ha un pezzo di storia: Chiacig, dominatore dei parquet di tutta Europa per una carriera intera, e ora a lottare e sudare nelle categorie minori. A quarant’anni stoppa i ragazzini, difende come un grillo: da certi campioni non si smette mai di imparare.
La maglia di Siena, calpestata, umiliata da una proprietà che l’ha spinta fino in cielo e poi fatta crollare di una caduta fragorosa, è tornata a Varese, in serie B. Da favorita numero uno per la promozione, ma di fronte a una Robur che combatte, trascinata da un Bolzonella quasi inarrestabile.
Una Robur che fiuta l’occasione: quando ti ricapiterà di battere Siena? Giulio Castelletta si tuffa su ogni pallone, sembra quasi Ed Daniel. Perché in fin dei conti, sotto quella maglia gialla e blu, scorre lo stesso sangue varesino. Quello che ti porta a non mollare mai, nemmeno contro un avversario ben più forte.
Ed è una gara punto a punto, con i roburini anche a +6 davanti ad una cornice di pubblico bellissima, al Campus che per un giorno diventa il Madison Squadre Garden.
E Siena, abituata comunque al pienone del PalaEstra anche a questi livelli, ha vacillato. Ha sentito il fiato degli uomini di Passera sul collo fino alla fine, e anche quello del pubblico. Perché era pur sempre uno scontro al vertice, seconda contro prima, e a fare da sparring partner, a Varese, non ci sta nessuno.
Una tripla di Matteucci, a metà quarto periodo, fa esplodere tutto il Campus. È il primo vantaggio della Robur dopo il primo quarto. E dopo un match all’inseguimento, sembra troppo bello. Perché Siena non ha mai perso in questa stagione, ha negli occhi la voglia di combattere, di risalire, di risorgere.
E negli occhi dei varesini c’è la voglia di regalarsi una serata straordinaria, da raccontare ai nipotini. In fin dei conti, sarebbe un po’ come battere la Juventus in serie B.
Le tre triple di Ranuzzi, Parente e Panzini, a un solo minuto dalla sirena, sono però tre sberle tremende. Che chiudono il discorso, spengono le luci del Campus e lanciano Siena alla rincorsa del tempo che fu. Sola in testa, sei vittorie su sei, per mantenere le vecchie dolci abitudini.
Vincono loro, ma la Robur esce tra gli applausi meritati del pubblico. Così come Siena, che umilmente riparte dalla polvere di ciò che è stato. E nonostante i colori e le rivalità, è stato un altro, bellissimo, Varese-Siena.