– C’era anche una varesina nel bel mezzo del rogo dell’Insigna, la nave da crociera- punta di diamante della compagnia Oceania Cruises – che giovedì 11 dicembre, ormeggiata al porto dell’isola caraibica di Santa Lucia, ha preso fuoco causando la morte di tre persone.
Oriana Tofani, nata a Varese nell’88, si era imbarcata il 2 ottobre da South Hampton, in Inghilterra, per lavorare come dipendente del ristorante italiano “Toscana”.
La ragazza, così come i 656 passeggeri, è stata testimone nella mattinata di giovedì, di una tragedia. «Alle 9.30 abbiamo sentito il codice Bravo, quello d’emergenza – ci racconta Oriana – Succede, di solito quando capita si risolve tutto in dieci minuti». La situazione però non era quella usuale di una chiamata di controllo da parte della sala macchine. «Io lavoravo al nono piano, e vedevo un gran fumo nero all’esterno della sala. Abbiamo continuato a lavorare, c’erano ancora i clienti e dovevamo far finta di niente».
«Dopo un’ora hanno richiesto di raggiungere le due aree d’emergenza. Fortunatamente eravamo in porto, ed evacuare è stato facile. I clienti però non l’avevano presa sul serio. Noi siamo usciti per ultimi, pensavamo fosse una cosa tranquilla, in realtà è andata a fuoco tutta la sala macchine».
Ancora non è chiara la causa dell’incendio, il National Transportation Safety Board degli Stati Uniti ha inviato dei funzionari per aiutare le indagini guidate dalle Marshall Islands. Nella tragedia hanno perso la vita tre persone,
e altre due sono ricoverate in ospedale. «C’erano pure un padre e il figlio – riferisce Oriana – Nell’esplosione il figlio è caduto a terra, e il padre ha dovuto eseguire gli ordini e chiudere le porte tagliafuoco. È ancora vivo, ma non è più in sé».
Gli ospiti ed i dipendenti dell’Insigna, evacuati al porto, hanno atteso i provvedimenti della compagnia navale.
«Siamo rimasti dalle 11 del mattino a mezzanotte al porto. Siamo stati fortunati, c’erano altre tre navi che ci hanno mandato cibo e acqua. I rappresentanti di Oceania Cruises hanno organizzato tutto in 48 ore. Quando hanno capito che il danno era troppo grosso hanno cancellato la crociera».
La compagnia statunitense ha organizzato dei voli charter trasferendo i clienti a Miami, restituendo l’intero biglietto della crociera e organizzando il rimpatrio di tutti gli ospiti. «Noi siamo rimasti lì fino a mezzanotte. Eravamo stanchi morti. Sono arrivati dei responsabili che ci hanno detto, a noi italiani, che non volevano mandarci a casa, e avevamo la possibilità di imbarcarci su altre navi». La ragazza, assieme ad altri due colleghi, è stata trasferita nella mattina di ieri su una crociera della compagnia Regent.
La Oceania Cruises ha pagato ai dipendenti l’intera crociera, organizzando il rimpatrio di coloro che non se la sono sentita di proseguire il lavoro su altre navi. «Hanno dato a tutti cento dollari, dipendenti e clienti, per le prime spese necessarie. Dopo che siamo stati trasferiti a Miami ho scoperto che la mia valigia è ancora a Santa Lucia, me la manderanno direttamente sulla nuova nave».
La tragedia non ha però spezzato Oriana e alcuni suoi colleghi. «Noi chiederemo di tornare su quella nave, e siamo disposti ad allungare i tempi previsti dal contratto, se ce lo permetteranno». La Insigna, la cui partenza per il giro del mondo era prevista per il 10 gennaio 2015, a causa dei gravi danni salperà il 5 febbraio da Cape Town, in Sudafrica.