L’intramontabile fascino delle Isole Borromee è racchiuso in un nuovo volume, fresco di stampa: “I giardini delle Isole Borromee”, pubblicato da Mondadori Electa, a cura di Lucia Impelluso, Paolo Pejrone e con le fotografie di Dario Fusaro.
Una camera delle meraviglie, una Wunderkammer “botanica”: così Paolo Pejrone – il più accreditato architetto italiano di giardini, già allievo di Russell Page e Roberto Burle Marx – definisce le due gemme più belle del Lago Maggiore. Custodiscono il nome dell’antica famiglia dei principi Borromeo, proprietari delle isole fin dal Cinquecento che, oggi come allora, ne preservano con cura la preziosa bellezza. Il prestigioso volume “I giardini delle Isole Borromee” racconta gli splendidi giardini di queste due isole attraverso i testi di Lucia Impelluso,
esperta di simboli legati al mondo della natura – il suo libro Giardini, orti e labirinti è stato premiato sia in Italia (Premio Grinzane Giardini Botanici Hanbury), sia in Francia (Prix Redouté) -, e gli scatti di Dario Fusaro, fotografo riconosciuto a livello internazionale per i suoi scatti dedicati ai giardini. L’introduzione di Lavinia Borromeo, che ha scelto proprio l’Isola Bella per il suo matrimonio con John Elkann, impreziosisce il volume, donandogli una veste di autorevolezza e rilevo storico, sottolineando il connubio fra bellezza della natura e cura architettonica. «È un angolo incantato di Italia – sottolinea Lavinia Borromeo – che attrae migliaia di visitatori da tutto il mondo; da quasi sei secoli i Borromeo se ne prendono cura, orgogliosi di conservare e tramandare alle generazioni future la sua bellezza e storia e di condividerla con le persone che ogni anno visitano il Lago Maggiore. Dietro questo raro connubio tra architettura e natura ci sono tantissime persone che lavorano per mantenere i palazzi e giardini aperti al pubblico con straordinaria competenza e passione». La bellezza dei Giardini è un connubio originale di un ventaglio di specie vegetali, come sottolinea Paolo Pejrone in Prefazione: «Sulle isole riescono a convivere le più diverse specie di palme con le sequoie californiane e i pini messicani, mentre collezioni di glicini, ibischi e rari pitosfori riescono con arte e perizia a fare da contraltare a ombrose foreste di rododendri, camelie e magnolie. Per non parlare poi dei “grandi vecchi”, i maestosi alberi plurisecolari: come il raro cipresso del Kashmir, con la sua antica e altera bellezza, o i cipressi calvi, imponenti e fortissimi con i loro piedi nell’acqua del lago quasi a sfidarne le onde talvolta vivaci». Grazie al suo splendore, elegante e nobile, l’Isola Bella rapì intellettuali, politici e scrittori d’Europa da Napoleone a Flaubert, a Rousseau, diventando meta imprescindibile del Grand Tour in Italia: «Il fascino esercitato dall’isola colpisce da subito – registra la studiosa Lucia Impelluso – Già nel 1688, mentre ancora si eseguivano i lavori di completamento, il vescovo scozzese Gilbert Brunet, uno tra i primi a visitarla, ne rimase folgorato», come il naturalista Horace-Bénédict de Saussure: «convinto che comunque fosse un’idea originale e grandiosa realizzare la metamorfosi di uno scoglio in un sontuoso giardino dove al posto di muschi e licheni germogliano i più bei fiori d’Europa».