– L’arte corre in aiuto dell’arte. E così sabato sera in una chiesa di San Vito letteralmente gremita, 300 persone circa, hanno ascoltato la voce, non c’è altro modo per definire quel suo, di uno Stradivari di 301 anni fa. Un recital, quello portato in scena, dal violinista Matteo Fedeli e dal pianista Andrea Carcano, dove la star assoluta è stata quello strumento stimato oltre i 10 milioni di dollari, che il liutaio italiano che ha portato il suo del Belpaese in tutto il mondo, realizzò nel 1715, all’apice di quello che gli esperti definiscono il periodo d’oro del maestro.
A rendere ancora più eccezionale l’evento è la sua finalità: ovvero il recupero degli affreschi seicenteschi che decorano la navata centrale e il presbiterio dell’edificio. Un obbiettivo che l’associazione Amici della chiesa di San Vito Onlus, persegue con tenacia dal 1997. Un obbiettivo audace: servono circa 500 mila euro per completare un percorso che ha già portato alla luce gli affreschi delle cappelle della Beata Vergine del Carmelo e dell’Annunciazione laterali alla navata centrale. «Quest’edificio era stato abbandonato da anni, trasformato in un magazzino – spiega Walter Camarda, presidente dell’associazione – da piccolo venivo qui a seguire le funzioni. È una chiesa che abbiamo tutti sempre avuto nel cuore».
Negli anni il lavoro appassionato degli Amici della chiesa di San Vito ha permesso di eseguire interventi strutturali, rifare il tetto e consolidare la pavimentazione, oltre al recupero di una piccola parte degli affreschi. Il resto di un’opera che appare grandiosa nella sua interezza è oggi celato agli occhi. Da una stratigrafia, infatti, è emerso che sotto il bianco intonaco si nascondono altri preziosi dipinti. «E riportarli alla luce è il nostro obbiettivo», dice Camarda.
E il concerto di sabato è stato una tappa importante in un percorso a sostegno dell’arte. Il maestro Fedeli da anni, si vede affidare da fondazioni d collezionisti privati degli Stradivari: ad oggi ne ha fatti vibrare 25. Fedeli è di fatto l’uomo degli Stradivari: nessuno al mondo ne ha suonati più di lui. «Il violino deve continuamente essere suonato, altrimenti si scorda. Muore», ha spiegato Fedeli. Quello protagonista del recital di sabato era stato suonato l’ultima volta nel 1963, prima che Fedeli tornasse a farlo vivere nel 2013. La voce dello Stradivari è apparsa potente e argentina: uno strumento tanto piccolo, ma così forte da farsi sentire senza microfono come se invece fosse collegato ad un muro di ampli.
Sabato sera i presenti hanno sentito vibrare, letteralmente, un pezzo della storia mondiale della musica. Hanno potuto ammirare a debita distanza (il violino è costantemente protetto da guardie armate) un’opera che sta alla musica come la Cappella Sistina sta alla pittura. «Sono qui questa sera perchè il concetto di arte per l’arte è fondamentale – ha detto il maestro Fedeli – ottima iniziativa che una finalità lodevole». Fedeli è una sorta di ambasciatore dell’arte italiana nel mondo: ha portato gli Stradivari a suonare ovunque. Strumenti di assoluta perfezione: Stradivari realizzava “ricciolo” e impugnatura in un unico pezzo. Così come la cassa armonica. E ascoltando il suono di quel violino anche un profano comprende l’adagio “il legno è vivo”. «Il violino è uno strumento universale – spiega Fedeli – può suonare dal barocco alla musica moderna». E per il restauro di San Vito si lavora già all’organizzazione di due nuovi eventi. Un mercatino di fiori e erbe aromatiche e un concerto d’organo che vedrà protagonista lo splendido Biroldi di San Vito anch’esso completamente restaurato.