New York, 19 lug. (TMNews) – Diagnosi via Facebook: è successo negli Stati Uniti, dove il social network ha giocato un ruolo determinante nel salvare un bambino affetto da una malattia rara. La storia comincia in maggio quando la scrittrice e fotografa Deborah Copaken Kogan pubblica su Facebook una foto del suo bambino di quattro anni, dopo che si era svegliato con un’eruzione cutanea e la febbre alta.
Il piccolo Leo viene portato dal medico, che lo sottopone ad alcuni esami, con il sospetto che si tratti di scarlattina. C’erano stati già altri casi nell’asilo dove andava il bambino, e il contagio sembrava l’opzione più probabile. Nell’attesa dei risultati del laboratorio, al bambino vengono somministrati antibiotici, senza però nessun miglioramento. Anzi, il giorno successivo le pustole aumentano. “Sembrava Eddie Murphy ne ‘Il professore matto'”, ha commentato la madre, riferendosi alla scena in cui il volto dell’attore diventa irriconoscibile dopo aver mangiato frutti di mare.
Il lieto fine arriva attraverso un colpo di scena. La diagnosi non arriva dal medico, ma da un’amica che contatta la donna allarmata, dopo aver visto le foto che Deborah ha continuato a postare nei giorni successivi, in cui il figlio peggiorava a vista d’occhio. L’amica le suggerisce di correre immediatamente in ospedale, perché probabilmente il figlio è affetto dalla sindrome di Kawasaki. Come fa a saperlo? Semplice, anche il suo pargoletto ha avuto la stessa infezione poco tempo prima. Si tratta di una dilatazione delle arterie che nei casi più gravi può portare ad aneurismi, anche mortali, e non è facile da diagnosticare.
La mamma allarmata si informa su Wikipedia, e segue il consiglio dell’amica. Quando arriva preparatissima dai medici, questi confermano la diagnosi. Dopo un po’ il bambino si riprende, e i media americani parlano di una nuova funzione di Facebook: strumento per la diagnosi democratica, fatta dal basso.
A24
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