New York, 25 lug. (TMNews) – E’ iniziato tutto in un appartamento di San Francisco quando, al termine di una conferenza di design, due proprietari di casa hanno gonfiato due materassi ad aria per fare accomodare alcuni ospiti improvvisati per una cifra inferiore a quella che avrebbero speso in hotel. Da qui è nato il business: Brian Chesky e Joe Gebbia hanno fondato un sito che permette ai proprietari di casa di affittare una stanza, oppure l’intero appartamento quando sono in vacanza, anche solo per una notte. Si chiama Airbnb e ha raggiunto oltre 100 mila annunci tra cui ville di lusso, case sugli alberi e intere isole alle Figi. E, secondo la società, aiuta ogni giorno 10 mila persone a trovare una sistemazione.
E’ possibile, per esempio, prenotare una camera doppia per una notte a Soho, uno dei quartieri più in voga di New York, per 90 dollari, meno di quanto si spenderebbe in molti hotel. L’appartamento è condiviso con chi ha pubblicato l’annuncio ma, a differenza di un hotel, si può utilizzare la cucina oppure, se disponibile, il giardino. Airbnb ovviamente vuole la sua parte e occorre aggiungere circa il 10% al prezzo offerto da chi pubblica l’annuncio. Il servizio offerto dalla società californiana si è diffuso in tutto il mondo e, anche grazie a 112 milioni di investimenti raccolti recentemente, l’azienda è valutata oltre 1 miliardo di dollari.
Il meccanismo è semplice quanto efficace: per prima cosa occorre scegliere la casa più adatta in base alle foto, alla descrizione e ai commenti lasciati dagli ospiti precedenti. Poi, se la camera è disponibile, è possibile contattare chi ha pubblicato l’annuncio per chiedere informazioni più dettagliate. Oppure inviare direttamente una richiesta di pagamento, inserendo i dati della carta di credito o di PayPal. Entro qualche ora, in base alla reattività del padrone di casa, chi ospita sceglie se accettare o meno il turista e, quando la decisione è stata presa, Airbnb invia una e-mail di conferma all’ospite. Ma, per ricevere il pagamento, chi pubblica l’annuncio deve aspettare il giorno dopo all’arrivo dell’ospite. In questo modo il turista è tutelato contro eventuali tentativi di truffa come, per esempio, trovarsi davanti a una casa inesistente.
Il meccanismo di feedback tutela anche chi pubblica l’annuncio che, prima di accogliere un ospite, può vedere sul sito i commenti di chi lo ha ospitato precedentemente. E, al termine del periodo, ha la possibilità di lasciare un feedback. I proprietari di casa possono, inoltre, chiedere un deposito all’ospite come garanzia per eventuali furti o danni.
Il sistema sembra funzionare perfettamente, ma possono sorgere dei problemi per chi ospita, come le lamentele dei vicini per il via vai di gente. Questo tipo di subaffitti a breve termine non è consentito, per esempio, in alcuni edifici di New York. Dove l’anno scorso ci sono state 483 cause per problemi di questo tipo, e la cifra è destinata a raddoppiare quest’anno. “Le leggi che regolamentano questo tipo di attività sono confuse e complicate”, ha detto un legale esperto nel campo. Kathleen McGee, legale che lavora per l’ufficio del sindaco di New York Michael Bloomberg, ha affermato che “il comune ha approvato a maggio una legge per evitare che vengano acquistati o affittati appartamenti al fine di trasformarli in un hotel”.
La diffusione del servizio offerto da Airbnb non è vista bene dai proprietari degli hotel che, a differenza di chi affitta la camera tramite il web, hanno a che fare con tasse e regolamenti di sicurezza. Ma il numero di annunci pubblicati sul sito continua a crescere e il sistema è utilizzato in sempre più paesi, da Buenos Aires a Tokyo.
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