Usa; Hillary Clinton torna in pista con discorso politica estera


Washington, 12 lug. (Apcom)
– Bloccata per diverso tempo da una frattura al gomito, il segretario di stato Hillary Clinton tornerà mercoledì sulla scena internazionale pronunciando un grande discorso sulla politica estera degli Stati Uniti, sei mesi dopo averne assunto le redini.

Clinton ha dovuto rallentare il ritmo delle sue attività a seguito della brutta caduta, a metà giugno, mentre si dirigeva verso la sua automobile nei sotterranei dell’edificio del Dipartimento di Stato. Un imprevisto che l’ha costretta ad annullare vari appuntamenti importanti, come la riunione ministeriale del G8 svoltasi dal 24 al 26 giugno a Trieste.

Questo “grande discorso di politica estera” – così come lo presenta il Dipartimento di Stato – offrirà dunque l’opportunità all’ex first lady degli Stati Uniti di dimostrare che è tornata e probabilmente di presentare i grandi orientamenti del suo ministero nei mesi a venire. Nell’attesa, gli osservatori traggono le lezioni del semestre passato e ritengono che Clinton si sia districata piuttosto bene in una situazione che si annunciava pericolosa: riuscire a imporsi come segretario di stato restando al contempo leale al presidente Barack Obama che, quasi un anno fa al termine di un’accanita lotta, si imponeva nei suoi confronti nella sfida per la candidatura democratica alle elezioni presidenziali.

Le ragioni del successo? Il lavoro di gruppo, ha sottolineato Wendy Chamberlin, ex ambasciatrice in Pakistan che dirige oggi il Middle East Institute, un’organizzazione indipendente. Clinton è percepita come una persona “che gioca di squadra”, qualità che è “davvero molto apprezzata” da Obama, ha spiegato. Formano così un “tandem omogeneo”, perché ognuno di loro sviluppa un approccio “misurato” nelle questioni internazionali, fondato sull’ascolto delle necessità degli altri Paesi, ha osservato l’ex diplomatica, “Non ho mai visto tensioni tra loro due. Clinton non ha tentato di fare ombra a Obama sulla scena internazionale ed entrambi si dividono i compiti”.

Una situazione in controtendenza rispetto alla precedente amministrazione, quando l’ex segretario di stato Condoleezza Rice “teneva tutto per lei”. Ma “Rice”, la spiegazione di Chamberlain, “aveva il presidente (George W. Bush, ndr)… che non era affatto apprezzato quando andava all’estero”. Clinton rischierebbe d’altronde di finire in un terreno piuttosto scivoloso se tentasse di fare concorrenza al presidente Obama, molto popolare all’estero. “Non credo sia possibile eclissare Barack Obama”, la tesi.

Ma, in merito a ‘chi eclissa chi’, Clinton avrebbe interesse secondo altri analisti a vigilare per mantenere la sua autorità di fronte agli emissari di alto livello che lavorano sui dossier di primo piano, come l’irrequieto Richard Holbrooke (incaricato di Afghanistan e Pakistan) o l’influente George Mitchell (Medio Oriente). Il capo della diplomazia di Washington deve “riprendere in mano questioni chiave che sono state affidate a emissari speciali”, ha indicato The Cable, blog specializzato nel campo della politica estera.

Questi emissari sanno tuttavia “chi è il padrone”, ha chiarito Chamberlin. “Penso che forse in futuro potrebbero entrare in concorrenza (con la Clinton), ma non per il momento”. Ma queste forti personalità sono utili, secondo Chamberlin, che ha notato che ne occorrerebbero forse di più alla guida dell’Usaid (Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale), che svolge un ruolo chiave in Afghanistan. La Clinton, che sarà domani proprio all’Usaid, ha fatto sapere che questa nomina è fra le sue priorità.

(fonte Afp)

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