Usa; l’estate calda di Barack Obama sul versante dell’economia


Washington, 6 lug. (Ap)
– Sarà un’estate calda per Barack Obama sul versante dell’economia e della politica. I prossimi tre mesi saranno critici per verificare se i punti-chiave del programma di riforme del presidente degli Stati Uniti potranno essere realizzati, facendo “decollare” l’attività dell’Esecutivo.

Il condizionale è d’obbligo. Da un lato uno stabile miglioramento dell’economia, percepibile dai cittadini americani, ridarebbe smalto alla popolarità di Obama fornendogli l’appoggio popolare necessario a spingere il Congresso a varare le riforme più importanti: sanità, lotta alle emissioni per combattere il riscaldamento globale, maggiore vigilanza sul settore finanziario. Dall’altro, tempi più lunghi per la ripresa economica potrebbero contribuire a erodere il gradimento popolare di Obama che, in presenza della permanenza di alti livelli di disoccupazione, potrebbe essere obbligato a chiedere al Congresso altri fondi per stimolare l’economia. Facendo così slittare le riforme.

Sono le cifre in ballo a sintetizzare l’importanza e l’incertezza di questa scommessa. Da quando il presidente Usa, lo scorso febbraio, ha firmato la legge che stanzia 787 miliardi di dollari per rilanciare l’economia, gli Stati Uniti hanno perso 2 milioni di posti di lavoro. E già si sono levate le voci, anche autorevoli, di chi chiede nuovi interventi. Come Warren Buffett, il popolarissimo finanziere-guru che, partendo dalla premessa che la recessione potrebbe rivelarsi ben più estesa e devastante delle previsioni, chiede nuove misure di stimolo. “L’economia – sintetizza Lawrence Mishel, presidente dell’Economic Policy Institute, un think tank progressista -ha già portato via tutto quello che era stato messo sul tavolo. Sulla stessa posizione anche Thea Lee, direttore delle politiche alla confederazione sindacale Afl-Cio: “crediamo fortemente che ci sia bisogno di un’altra manovra di stimolo economico e ce ne sia bisogno adesso”, afferma.

Di tutt’altro avviso i repubblicani. “Sono molto scettico sul fatto che l’ondata di spesa in corso possa produrre molto di buono e, in caso positivo, che lo possa fare presto”, afferma Mitch McConnell, leader della minoranza in Senato.

E la Casa Bianca? Secondo fonti interne il tema di una nuova tornata di aiuti all’economia è stato oggetto di dibattito interno senza che questo si sia tradotto ancora in prese di posizione pubbliche. E recentemente anche il vicepresidente Joe Biden ha ammesso con chiarezza che “l’amministrazione ha letto erroneamente quanto gravi fossero le condizioni dell’economia” pur segnalando la validità dell’attuale pacchetto di aiuti e lasciando il campo aperto a eventuali nuove misure.

Il problema per Obama è che, sia la riforma sanitaria, sia i progetti per contrastare l’effetto-serra hanno come presupposto un buon andamento dell’economia. Anche perchè una ripresa debole che mancasse l’obiettivo dell’Amministrazione di una crescita del +3,2% del Pil Usa deprimerebbe l’andamento delle entrate fiscali accrescendo i deficit di bilancio nel tempo. Secondo molti analisti, del resto, gli effetti del maxi-piano di stimolo da 787 miliardi di dollari iniziano a sentirsi solo ora. Anche se i benefici iniziali potrebbero svanire rapidamente se nel 2010 l’economia Usa dovesse ancora vacillare. Una tesi che rafforza le convinzioni di chi chiede una manovra di stimolo-bis che potrebbe essere di dimensioni più ridotte, 200-500 miliardi di dollari, e concentrata su assistenza ai disoccupati e su aiuti agli stati.

BOL

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