Usa/ Obama: Italia saldo alleato, lavoreremo insieme al G20

New York, 30 ott. (TMNews) – Accolto dagli applausi della comunità italoamericana alla serata di gala nella National Italian American Foundation, il presidente americano Barack Obama si è subito guadagnato la simpatia delle 2.500 persone sedute ai tavoli della International Ballroom del Washington Hilton Hotel. “Viva l’Italia”, ha detto in italiano, passando subito dopo all’inglese per celebrare lo stretto legame tra gli Stati Uniti e l’Italia.

Obama ha definito l’Italia “uno più saldi alleati degli Stati Uniti e tra i fondatori della Nato” e ha detto di attendere il G20 della settimana prossima “per lavorare con l’Italia per prendere una serie di decisioni molto importanti per l’economia globale”.

Poi il tono si è fatto più leggero, celebrativo. Del resto, a un anno dalle elezioni presidenziali del 2012, per Obama è di fondamentale importanza non perdere il consenso delle minoranze. In questo senso, anche il rapporto con la comunità italoamericana va rafforzato e la tempistica della serata della Niaf, la maggiore associazione che rappresenta gli italoamericani, non avrebbe potuto essere migliore in questo senso, visto che sono in corso le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia.

“Non ho antenati italiani, non so cantare come Frankie Avalon, Michelle non mi lascia mangiare il secondo piatto, non so cucinare come le vostre nonne, l’unica cosa che posso offrire è un cognome che finisce per vocale”, ha detto, dicendosi “happy to see so many amici”
(felice di vedere così tanti amici). Obama non ha perso l’occasione per ricordare gli italoamericani che hanno combattuto per gli Stati
Uniti: “cosa sarebbe l’America senza gli italiani?”, ha detto ricordando Giovanni da Verrazzano e Cristoforo Colombo, Enrico Fermi e Frank Sinatra, Joe Di Maggio e Sofia Loren (“La mia preferita”, ha detto). “Cosa sarebbe la politica senza Machiavelli? Certo, forse qui a Washington abbiamo personalizzato troppo le sue teorie”, ha scherzato.

Obama ha inoltre ricordato gli emigranti italiani arrivati nel corso degli anni negli Stati Uniti, soprattutto quelli del dopoguerra: “sono venuti in cerca di un’opportunità, senza avere molto, non erano ricchi. Ma avevano un’incrollabile speranza nelle possibilità americane, nel fatto di potere essere liberi e di potercela fare se ci avessero provato. Non è stato facile, non sempre sono stati i benvenuti”, ma sono poi diventati un esempio del sogno americano che ha spinto i genitori a volere il meglio per i propri figli.

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