VACCINAR-SÌ

Medicina - La Federazione degli ordini dei medici ha reso noto un documento che prevede gravi sanzioni

Giro di vite contro i medici che sconsigliano i vaccini ai propri pazienti: violano il Codice deontologico e vanno incontro a procedimenti disciplinari che possono arrivare fino alla radiazione. A dirlo è stata la Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), che ha presentato un documenti ricordando che «secondo la Costituzione della Repubblica la tutela della salute dell’individuo rappresenta un interesse della collettività.
Tale imperativo costituzionale si attaglia ai vaccini che, proteggendo il singolo dalla possibile comparsa di gravi malattie,

tutelano la comunità attraverso il cosiddetto “effetto gregge”, quando cioè la maggior parte della popolazione (tra l’85% e il 96%, a seconda della contagiosità della malattia) è vaccinata, fermando così la circolazione degli agenti infettivi».
Una presa di posizione ferma e determinata, che apre un altro importante capitolo: quello dell’accesso al nido.
Nel documento Fnomceo, si chiede anche di «dare il massimo impulso alla vaccinazione nei primi mesi di vita per prevenire patologie potenzialmente gravissime e assicurare un efficiente sistema di avviso e di richiamo degli appuntamenti vaccinali per diminuire i casi di incompleta vaccinazione – scrivono – e di sostenere tutte le normative regionali e nazionali tendenti a riaffermare la necessità della vaccinazione, attraverso provvedimenti che accertino validamente il dissenso dei genitori, l’assunzione di responsabilità rispetto ai rischi dei figli, l’impossibilità dei figli a frequentare la scuola durante i periodi epidemici, la non inscrivibilità all’asilo nido e eventualmente l’assicurazione contro danni da mancata vaccinazione».
Ad oggi, in Italia, solo la Regione Emilia Romagna ha introdotto l’obbligo per l’ammissione al nido. Da tempo gli esperti lanciano allarmi sul calo delle coperture vaccinali in Italia, e sul conseguente ritorno di malattie che si credevano debellate, come il morbillo e la pertosse, che possono causare danni gravissimi e in alcuni casi portare alla morte, oltre all’eventualità che si scatenino epidemie.
Per quanto riguarda Varese, le campagne di sensibilizzazione promosse dall’Ats Insubria (ex Asl) hanno permesso nel 2015 di portare la percentuale delle coperture raccomandate dei cittadini vaccinati anche al di sopra della media nazionale.
La copertura del vaccino contro la poliomelite (tre dosi nel primo anno di vita) è al 96,1%, contro il 94,7% di media nazionale. Quella del vaccino contro l’epatite B (tre dosi nel primo anno di vita) è al 95,9%c contro il 94,6% nazionale. Quella del vaccino contro il morbillo (una dose dopo i 12 mesi) è al 92,1% contro l’86,6%. Ed è su quest’ultimo vaccino che si concentreranno maggiormente gli sforzi dell’Ats. Nello scorso anno i casi segnalati di Morbillo, nei bambini in età scolare (10-14 anni) sono stati 17 e i mesi con più casi sono stati quelli di maggio e settembre.
È importante sapere che la vaccinazione MPR eseguita entro 72 ore dall’esposizione al contagio può prevenire lo sviluppo della malattia; è raccomandato offrire la vaccinazione ai contatti mai vaccinati in precedenza e la seconda dose a quelli vaccinati con una sola dose entro 72 ore dall’esposizione a un caso di morbillo per protezione individuale e, comunque, oltre 72 ore per proteggere contro le altre malattie e per il controllo di epidemie.
Per questo la Federazione suggerisce «di chiamare, al raggiungimento della maggiore età, i soggetti non vaccinati per illustrare loro la situazione immunitaria».