VIGGIÙ Una Valceresio dei veleni. Ultima tappa dello smaltimento illecito di rifiuti speciali provenienti dai cantieri. È un quadro allarmante quello che emerge dalle recenti inchieste giudiziarie. Dopo il caso della cava Femar, e del presunto giro di rifiuti tossici dalla Svizzera, emerso negli ultimi giorni, i rapporti parlano ora di tre discariche abusive scoperte negli anni a Cantello, Arcisate e Viggiù. Potenziali bombe ecologiche, portate alla luce in tre anni a poche centinaia di metri l’una
dall’altra. Con le conseguenze sull’ecosistema e la salute ancora da valutare e un preventivo approssimativo di svariati milioni di euro per le operazioni di bonifica.
Un triangolo di rifiuti tossici che ha come cuore una delle aree verdi più importante dell’intero Varesotto: la Valle della Bevera. Zona un tempo incontaminata, dove ancora oggi sorgono attività agricole, bacini di pesca sportiva, agriturismi e che fornisce circa il 60% dell’acqua potabile a Varese. Qui, lontano dagli occhi dei cittadini, lungo strada sterrate frequentate solo dai camion che movimentano materiali si sarebbe consumato per anni, stando alle risultanze investigative acquisite finora dalla Procura di Varese, il “mercato clandestino” dei rifiuti speciali. Catrame, eternit, metalli pesanti: sostanze che per essere eliminate legalmente necessitano di procedure complicate e costose e che invece venivano gettate indiscriminatamente nei tre siti finiti nel mirino di finanzieri e magistrati. Il primo ordigno ambientale deflagra nell’ottobre del 2006. Nei terreni del deposito di un’azienda di trasporti di viale Varese a Cantello, l’inchiesta del sostituto procuratore di Varese, Tiziano Masini, porta alla luce 12mila metri cubi di catrame liquido, eternit e amianto. Sostanze pericolose stoccate sotto terra e riportate alla luce solo con l’aiuto di ruspe ed escavatori. Con il sospetto, manifestato dagli inquirenti, che il materiale nocivo potesse provenire dalla Svizzera.
Passano pochi mesi e nel mirino finisce l’ex Cava Rainer di via Boccherini ad Arcisate. Su ordine del pubblico ministero Raffaella Zappatini viene sigillata. Perché secondo le accuse, due aree da 15mila e 10 mila metri quadrati, all’interno del sito, erano state riempite con materiale derivante da demolizioni edilizie e scavi: rifiuti classificati come speciali e provenienti da tutta Italia. A settembre dello scorso anno prende piede l’indagine sulla Cava Femar di Viggiù. È la cronaca di questi giorni, che, secondo l’accusa, parla di un traffico di sostanze pericolose dalla Svizzera all’Italia e che ha portato alla denuncia di tre persone. Anche in questo caso detriti speciali trattati come normale sabbia. Quantità enormi, secondo il procuratore capo Maurizio Grigo e il sostituto Luca Petrucci: 133mila metri cubi di inerti, provenienti dal Ticino, contaminati da amianto, arsenico e nichel. Altre sostanze tossiche. Ancora in Valceresio. Sempre nella Valle della Bevera.
Alessio Pagani
b.melazzini
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