CUVIO – I cittadini della Valcuvia proprio non sentivano la mancanza di presenze di questo tipo, figure ormai divenute simbolo di degrado suburbano estesosi a diverse zone della provincia. Il termine “baby gang” ormai è piuttosto abusato e forse in questo caso siamo ancora lontani dal fenomeno inquietante che imperversa nelle grandi e medie periferie. Certamente però quei ragazzini maleducati che da tempo importunano i clienti del centro commerciale La Bofalora, fra i paesi di Cuvio e Cuveglio, gli assomigliano molto. Crocchi di giovanissimi che gironzolano senza una meta in bicicletta, felpe e cappellini da crew di rapper, ostentatamente rumorosi e dal fare sgradevole, che appostati fuori dal negozio, si divertono a prendere di mira gli avventori.
Richieste di soldi e sigarette, insulti gratuiti, atteggiamenti vagamente minacciosi, bestemmie urlate tanto per scandalizzare. Insomma, tutto il campionario tipico di un degrado socio-educativo, figlio di tante cose. Disagio che crea disagio. I soldi c’entrano poco: ciò che manca è la civiltà, in molti casi l’integrazione, trattandosi di ragazzi di origine straniera. Ma qui il discorso ci porterebbe lontano.
Quello che registriamo è l’allarme di molti cittadini della Valcuvia, gente per bene, che lavora e vorrebbe vivere in pace anche quando va a fare la spesa. Ecco dunque che i carabinieri della stazione di Cuvio (la competenza è della compagnia di Luino) sono stati chiamati più volte nelle ultime settimane, l’ultima ieri sera. Non che possano fare molto di fronte a soggetti non punibili, in molti casi under 14, a cui, al netto di eventuali condotte gravi, non si può contestare nulla. Quei piccoli aspiranti “cattivi” se la cavano con una ramanzina, con qualche domanda, a loro e ai genitori, quando rintracciabili. Già, i genitori: forse il problema sta proprio lì. Ma questo è un altro discorso che ci porterebbe lontano, troppo.