Vancouver/ ‘Go Razzoli Go’: il primo oro azzurro arriva in slalom


Vancouver (Canada), 28 feb. (Apcom)
– ‘Go Razzo Go’. Giuliano Razzoli salva il carrozzone azzurro con una preziosa, quanto mai indispensabile, medaglia d’oro nella disciplina regina delle nevi: lo slalom. Il “golden boy” italiano arriva da Reggio Emilia (Razzolo di Villa Minozzo) ha 25 anni e quest’anno in coppa del mondo ha vinto tra i pali stretti a Zagabria, conquistando anche un terzo posto a Kitzbuehel (due podi nel 2009).

A Whistler ha centrato una medaglia che oltre a risollevare le sorti di quella che fino a poche ore prima sembrava una sciagurata olimpiade, cancella un pesantissimo zero nella casella delle medaglie che affliggeva lo sci azzurro dal 2002, quando a Salt Lake City arrivò la storica doppietta nel super-G con l’oro di Daniela Ceccarelli e il bronzo di Karen Putzer, oltre all’argento di Isolde Kostner nella discesa. Per trovare una medaglia in campo maschile bisogna tornare indietro fino al 1994 con l’argento di un altro emiliano, Alberto Tomba, proprio nello slalom. L’oro mancava addirittura dal 1992, sempre con Tomba nel gigante di Albertville. Mentre l’ultimo titolo olimpico dello slalom risale addirittura a Calgary 1988, merito del solito “Albertone”.

Un lungo digiuno spezzato a Vancouver da un ragazzo che solamente quattro anni fa ai Giochi di Torino ha fatto da apripista a Giorgio Rocca e compagni. Perfetto sia nella prima manche sotto la neve, che nella seconda dove la pressione poteva giocare brutti scherzi, come successo al suo ex compango di squadra Rocca che a Torino si ritrovò faccia a terra dopo 35 secondi, schiacciato dal peso delle aspettative. Finora la costanza nei risultati non è stata mai il suo punto forza.

Lo sa bene Jacques Theolier, allenatore degli slalomisti, che in coppa del mondo lo ha visto salire e scendere dal podio in un’altalena di risultati. Stavolta però l’atleta dell’Esercito, che preferisce le letture leggere alla tv quando è all’estero per le gare, ha messo in fila i nomi noti del circo bianco come il croato Ivica Kostelic che ha conquistato l’argento. Bronzo a sorpresa per lo svedese Andre Myhrer davanti all’austriaco Benjamin Raich.

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“Avevo scritto un biglietto prima di partire per il Canada in cui avevo scritto che mi sarei classificato al primo posto e così è stato”, svela il nuovo campione olimpico dello slalom, il terzo italiano dopo Tomba e Piero Gros. “Ho disputato una gara eccezionale con una grande prima manch, mentre nella seconda ho sciato con sicurezza, avevo persino un po’ di margine”. Non è facile per il “Razzo” prendere coscienza dell’impresa realizzata: “Avrò bisogno di qualche giorno per capire cosa ho combinato, ringrazio tutti per avere creduto in me: dai tecnici alla federazione ai tanti tifosi che sono venuti fino a Whistler per sostenermi. Non avrei mai pensato di vincere in questa maniera, in definitiva sono solo un paio di staigoni che frequento il circuito di Coppa del mondo con stabilità. Ci siamo presentati a questa gara con la certezza di avere fatto tutto quello che dovevamo e il campo l’ha dimostrato. Sono riuscito a battere gente fortissima, sono orgoglioso di essere stato il primo sciatore italiano a succedere ad Alberto Tomba sul trono dello slalom, inoltre mi fa piacere averlo fatto piangere”.

Tutto poco prima della mezzanotte italiana. L’ora tarda non ha impedito al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di chiamare il numero uno del Coni Gianni Petrucci: “E’ stata una gara eccezionale, l’ho seguita in diretta e mi sono emozionato – ha detto il premier – è una grande vittoria che ci ha reso tutti felici. Faccia i complimenti al ragazzo, so che adesso ha la premiazione, lo chiamerò domani (oggi, ndr) per rallegrarmi con lui”.

Finale comunque dal sapore agrodolce per il presidente della federsci Giovanni Morzenti: “La vittoria di Giuliano Razzoli è bella e importante e va celebrata – ha detto Morzenti – ma non basta a colmare le lacune che la Nazionale ha mostrato durante tutto il resto dell’Olimpiade”. Ora l’Italia ha trovato un nuovo campione, un ragazzo dell’Appennino che calza il 47. Una buona base d’appoggio per ricostruire il futuro dello sci azzurro 22 anni dopo Calgary.

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Lpr-Caw

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