Mercoledì sera a Varese, sotto una pioggia torrenziale, si è riversato anche un “fiume di parole”: quelle del generale Roberto Vannacci, ospite alla Sala Lyceum per la rassegna “Think & Talk”, organizzata dalla rivista Living is Life. L’intervista, condotta dal direttore della Prealpina Silvestro Pascarella, ha registrato il tutto esaurito.
Vannacci ha subito scaldato il pubblico, paragonandosi a San Giorgio, celebrato proprio il 23 aprile: «Combatte guerre giuste, e nella raffigurazione che lo mostra mentre infilza un drago… beh, quel drago mi ricorda Ursula Von der Leyen. La prima volta che l’ho vista ho pensato: “Sembra quasi viva”».
Sul suo rapporto con la Lega, l’eurodeputato ha chiarito: «Non voglio fondare un altro partitino personale. Ce ne sono stati troppi, quasi tutti falliti», citando ironicamente l’esperienza di Michele Santoro. Aggiunge che la Lega è per lui uno “strumento utile” per rimanere a Bruxelles: «Rappresenta i miei valori, dalla famiglia all’identità». Ha poi menzionato la sua associazione “Il mondo al contrario”, che porta lo stesso nome del suo libro, un successo editoriale da oltre 500mila copie.
Con tono polemico, Vannacci ha attaccato diversi organi di stampa, come Repubblica, Corriere della Sera e La7, ringraziandoli ironicamente per averlo indirettamente aiutato a ottenere visibilità. Ha ricordato che le sei denunce a suo carico sono state tutte archiviate: «Qualcuno pensa ancora che 560mila poveracci mi abbiano votato per sbaglio?».
Nel suo intervento, ha elogiato l’Italia definendola “unica al mondo”, lamentando però che gli italiani sembrino aver dimenticato il loro valore. Sulle questioni geopolitiche ha dichiarato di “odiare la guerra”, nonostante abbia trascorso 37 anni in divisa: «Il pacifismo ideologico è utopico. La guerra, purtroppo, è una realtà umana».
Il bersaglio preferito è rimasto Von der Leyen, soprattutto per il piano europeo di riarmo da 800 miliardi di euro: «Lo ha fatto passare in emergenza, ma qualcuno ha visto i Cosacchi sull’Olona?». Ha anche commentato i leader mondiali: su Putin ha detto che “gode del sostegno del popolo russo” e ha definito Mosca una “città sicura”.
Un incontro che ha messo in scena il Vannacci più fedele a sé stesso: divisivo, diretto e determinato a “combattere la sua guerra”, anche con le parole.