Due belle parate (una grande) ma in uscita a volte mette i brividi.
Sbaglia passaggi facili, dalla sua parte arrivano i pericoli e il gol.
Da ex dà di più, anche infiltrato: prima vince tutti i duelli con Caputo di fisico e rabbia. Nella ripresa rischia, vivere o morire, e vive.
Gioca sul filo andando a seguire l’uomo anche nell’altra metà campo: se sbaglia, ci arrivano in porta. Ma non sbaglia mai.
Tiene, s’affaccia con sovrapposizioni, crossa e porta via l’uomo, permettendo a Fiamozzi di smazzare il pallone del 2-1. Lui, che era in campo in Eccellenza, ruba palla a De Luca che era in serie A.
Prende il rigore e dà sempre l’idea di far male. Personalità, fame, dribbling: sembrava il vero Rivas.
Prende palla, avanza trenta metri, gliela rubano, mette giù la testa, rincorre chi gliel’ha portata via, lo va a riprendere e gliela sradica dai piedi: qui c’è tutto Corti, e c’è tutto il Varese.
Nasce da una sua apertura il gol del vantaggio. Noi ci dimentichiamo che ha 19 anni e anche se forse si vede meno rispetto alle altre grandi partite, dà fiato e sicurezza: quando prende palla, non la perdiamo mai.
Sulla fascia offensiva, come già con Sottili, ci dà più corsa, più cuore, più cross (dal suo piede la palla del 2-1).
Magari non farà gol (ma ora fa anche quello: e sono 4) ma manda in tilt gli avversari con la sua velocità. È un jolly tattico e un giocatore da Varese: non bada alle giocate ma fa i fatti e dà tutto anche a livello fisico.
Quattro gol in 10 gare, tutte da titolare: nemmeno sei stagioni fa quando di anni ne aveva 30. Il capolavoro di Bettinelli si chiama Neto, il suo elisir di eterna giovinezza: gli dai tutto senza discutere, ti restituisce di più.
Entra, va dietro, muore sulle barricate: con lui non becchiamo mai gol.
Prende 4 falli e procura un’espulsione con la sua stazza e il suo talento ma non torna e non pressa mai. Muori per la maglia, ragazzo.