Varese che si apre. Maroni che non chiude

L’intenzione di Galimberti è aprire Varese all’extra Varese: i comuni della cintura limitrofa, il resto della provincia, Milano, la regione. Il futuro sta nel globale, e lo sappiamo. Anche nel globale a chilometro zero, o poco più. E questo lo sappiamo di meno. Complici distrazioni/errori/insipienze del passato amministrativo. Recente e no.
Il nuovo sindaco intesserà rapporti di buon vicinato con le istituzioni prossime al capoluogo. Dal successo dell’iniziativa dipenderà il miglioramento di settori vari. Quello della viabilità,

per esempio. Dunque dell’inquinamento. E perciò del livello di vita. Detta così, pare una banalità. E invece è un’impresa. Tentarla, appare un utile dovere. Primo immaginabile step: l’incontro tra i nuovi titolari dei comuni di Varese, Gallarate, Busto Arsizio. E altri, con i responsabili di realtà minori, ma anche maggiori.
Il pensiero va alla metropoli milanese. E alla megalopoli padana. Galimberti garantisce che il feeling con l’omologo di Milano, Sala, darà esiti importanti, ovvero scambio virtuoso di traffici economico/turistico/culturali. Idem con Maroni? A margine del consiglio comunale d’esordio a Palazzo Estense, egli ha annunciato opposizione non pregiudiziale, attendista, anche costruttiva, se capiterà il caso. Tocca al sindaco costruire non un solo caso, e invece molti casi che inducano il governatore ad adoperarsi per la sua città.
La lotta politico/elettorale è un conto, la gestione realistico/amministrativa un altro. Ci si può unire a fine di bene pubblico, dopo essersi divisi a scopo di successo partigiano.