Certamente, l’ho visto insieme al presidente del Varese Laurenza e all’amministratore delegato Montemurro.
Sì ma non solo perché in ballo c’è anche l’impianto di allenamento che manca e che la società punta a realizzare prima di tutto il resto.
Si sta lavorando sodo per tradurre in realtà le esigenze del Varese. Non ci sono ancora fatti oggettivi che possono essere tema di comunicazioni ufficiali ma mi auguro che, fra un paio di settimane, si possa dire qualcosa di più.
Non voglio fare giri di parole o affidarmi al politichese ma le attuali condizione inducono all’ottimismo. A Varese ho tastato di persona la voglia di pensare al consolidamento della società di calcio cittadina, da tutti i punti di vista, partendo da quello sportivo che non può prescindere dal centro per gli allenamenti. Non si vuole rimanere nell’attuale precarietà di fondo e vedo concretezza e determinazione. Vi assicuro che non si stanno facendo chiacchiere da bar e l’atteggiamento è estremamente costruttivo da parte di tutti gli interlocutori: quello istituzionale e il club biancorosso, intenzionati ad assegnare a B Futura, la nostra società di sviluppo, un ruolo strategico e operativo.
Il discorso vale per chi già sta nella categoria, poi lo standard di capienza minima verrà attuato con gradualità a chi arriva dalla serie inferiore. Anche la B, del resto, adotta un modello simile con deroga limitata, puntando ad avere infrastrutture all’altezza. Servono impianti accoglienti e dignitosi, stadi coperti, senza barriere architettoniche e fatti solo per il calcio: dunque, senza piste di ciclismo, come accade a Lanciano e Varese.
Per la terza volta abbiamo bloccato i ripescaggi e dovremmo passare dalle 22 alle 20 squadre nel 2015-2016. Vogliamo arrivarci per fatti sportivi e non per fallimenti di club.
No, la stagione sarà sempre intensa e impegnativa. Del resto, la categoria è una fucina di giovani: l’allenatore della nazionale Prandelli ha convocato nove nostri ragazzi (non c’è nessun giocatore del Varese, ndr) a uno stage in vista del prossimo mondiale brasiliano. È una notizia che meriterebbe il titolone.
Ho già detto che sono ottimista: nelle prossime settimane mi vedrete spesso in città per coltivare i buoni proponimenti di cui vi ho parlato. E forse anche per qualche novità.
Credo di sì e stiamo lavorando per il reclutamento dei ragazzi che sono i giocatori o gli appassionati di domani. Il 24 febbraio tutti i club hanno dedicato una giornata ai bambini delle scuole. È stato un segnale forte che non tutti hanno capito fino in fondo perché l’iniziativa avrebbe meritato pagine intere su giornali nazionali e invece è passata quasi sotto silenzio.
Ha appena quattro anni ma è già predisposto a diventare un giocatore, per orientamento calcistico e propensione. Quando sarà più grande sarà felice di passare le sue giornate sui campetti e di guardare le partite, anche quelle di B.
È nell’infanzia che nasce la passione più autentica e pura per il pallone. Siamo stati tutti bambini e se avessimo sempre quello spirito che avevamo allora non ci sporcheremmo come spesso succede. L’obiettivo della B è anche recuperare l’infinita emozione e bellezza dello spirito dei ragazzini, combinandolo con la maturità degli adulti.
Quando mio padre mi portava il biglietto per lo stadio era una festa. Ma il pallone che mi è rimasto nel cuore era quello giocato all’oratorio o in strada, a sbucciarmi le ginocchia.
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