VARESE Armani, Gucci, Fendi, Ralph Lauren, Richmond, Diesel e Puma. Marchi prestigiosi che, anche in tempo di saldi, fanno valere la propria qualità e non vengono certo svenduti. In un capannone e in due garage la guardia di finanza di Gallarate ha scoperto e sequestrato diecimila tra polo e magliette “firmate” proprio con quelle griffe. Ma erano prodotti taroccati. I falsari, bisogna riconoscerlo, hanno fatto un lavoro di fino: la qualità è tutt’altro che scadente. Ma i capi non hanno nulla a che fare con quei marchi di cui si fregiano.
Le fiamme gialle guidate dal capitano Paolo Pettine hanno denunciato due persone, entrambe di 50 anni. Si tratta di un disoccupato residente a Induno Olona e di un commerciante nel settore abbigliamento e confezioni che abita a Castano Primo (Milano). Quest’ultimo, in passato, aveva già avuto a che fare con la giustizia sempre per vicende legate a contraffazione di griffe. Entrambi sono accusati di ricettazione e di commercio di abbigliamento con marchi contraffatti. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Mirko Monti, erano partite da piccoli sequestri di merce falsificata effettuati nel Gallaratese (ma anche in un negozio della provincia di Novara).
Pedinamenti, appostamenti e intercettazioni hanno condotto i militari fino a un capannone situato a Turbigo (Milano) e fino a due garage: uno a Varese e un altro a Induno Olona. Dopo aver fatto irruzione, i finanzieri si sono trovati davanti a decine di scatoloni di cartone che contenevano migliaia di polo e di t-shirt già confezionate e imbustate. Secondo la Gdf, i prodotti erano pronti «a riempire le bancarelle di negozi compiacenti che, in questo periodo di saldi,
avrebbero proposto gli “affaroni” agli ignari acquirenti».<+togli_rientro> Sempre secondo i militari di Gallarate, «se portato a termine, l’illecito commercio avrebbe fruttato agli autori un incasso di almeno 500mila euro, chiaramente in totale evasione di ogni imposta». Le indagini, ancora in corso, riguardano tanto i produttori di capi di abbigliamento tarocchi (che si troverebbero in Italia), quanto i negozianti che si sarebbero prestati a smerciare la merce di provenienza illecita. «Ancora una volta e più che mai in questo periodo – commenta il comando provinciale della Gdf in una nota – i finanzieri confermano l’estremo impegno a far rispettare le regole per un’economia legale e regolare» La vicenda ha anche un risvolto benefico. Sempre il comando provinciale fa infatti sapere che «al termine delle indagini, vi è l’intendimento, di concerto con la Procura, di devolvere ad associazioni di volontariato ed in beneficienza i capi sequestrati per i quali sarà possibile rimuovere il marchio illecitamente riprodotto».
e.marletta
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