La prima campanella per Stefano Bettinelli a Coverciano suonerà lunedì 29 settembre, quando incomincerà il corso di abilitazione che consegna agli allenatori il patentino di prima categoria. Bettinelli potrà diventare così responsabile tecnico del Varese, squadra in cui è cresciuto alla fine degli anni Settanta, quando vestiva la maglia degli Allievi e giocava le partite di metà settimana contro i biancorossi di Eugenio Fascetti, facendosi apprezzare per la sua grinta. Lo stesso carattere guida oggi il «Varese 2.0», per usare l’espressione coniata dal presidente Nicola Laurenza.
Molto male, perché il fatto di non potermi esprimere limitava il mio lavoro, che non si svolge solo sul campo. Non potermi presentare in sala stampa è stato frustrante, soprattutto dopo la sconfitta di Carpi, quando non ho avuto la possibilità di metterci la faccia, come faccio sempre, per spiegare le mie scelte.
Per sopravvivere il Varese ha bisogno di costruire al proprio interno i suoi giocatori. Lanciare i giovani mi stimola: i miei ragazzi ci aiuteranno a diventare ancora più solidi e forti.
Credo che la crisi sia da considerare come una grande opportunità per riportare il calcio alla dimensione naturale. Nelle stagioni passate si è persa la misura della vita reale e qualcuno ha tentato di vivere al di sopra delle proprie possibilità, sottovalutando il valore dei soldi. Questo ha fatto in modo che alcuni valori si perdessero di vista. Io credo nelle persone e so bene che non è il denaro a misurare le capacità di un uomo: chi guadagna tanto non vale di più di chi guadagna poco.
È un motivo di orgoglio immenso. Non direi di grande responsabilità, ma sicuramente di grande difficoltà, perché sento che le aspettative sono altissime e i confronti sempre in agguato.
Perché, come dicevo prima a proposito della crisi economica, tutto può diventare un’opportunità e anche dalle difficoltà si può ottenere un successo.
Le difficoltà di cui qualcuno parlo io non riesco a vederle… Quando sono entrato per la prima volta nello spogliatoio e ho guardato negli occhi i ragazzi, quando li ho visti entrare in campo per il primo allenamento, ho ricevuto solo sensazioni positive e forti. Le stesse che ho dopo ogni partita e ogni seduta della settimana. Sono strafelice di avere questa squadra e sono sicuro che farà un ottimo lavoro. Non la cambierei con nessun’altra.
Poter lavorare in serenità e basta.
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