Una speranza c’è ancora. I giorni in casa Varese sono e restano drammatici, ma una pista – la migliore di quelle battute – è ancora viva.
Un passo indietro per ripercorrere la giornata di ieri. Che si è aperta con due addii (Longobardi è stato svincolato, Careccia è partito in direzione Caravaggio) e l’ufficialità di un ritorno: Alessandro Balconi (che si stava già allenando insieme al gruppo) ha firmato il suo accordo per tornare in biancorosso.
Pomeriggio a due facce. Da una parte il sorriso del ds Alessandro Merlin, affiancato da Fulvio Catellani e l’ex Milan e Inter Francesco Coco. Dall’altra, il nervosismo del proprietario Paolo Basile, che ha avuto un diverbio piuttosto acceso con uno dei “guardiani” del Franco Ossola: la discordia è nata da un cartello che recitava “Previsione 30 giugno 2017: Ernesto aveva ragione, a Natale il Varese non mangiava il panettone”. Il proprietario ha accusato il colpo e ha reagito dicendo di aver pagato gli stipendi di ottobre; la risposta – ovvia – è stata netta e semplice: «Hai fatto il tuo dovere».
Il clima è rimasto teso, anche se la presenza di Catellani junior e Coco ha lasciato intendere che la trattativa con il gruppo milanese avesse ancora uno spiraglio.
Spiraglio diventato evidente quando in centro Varese è arrivato Sauro Catellani: incrociato alle Corti, il procuratore era diretto verso lo studio dell’avvocato Eugenio Piccolo, per un appuntamento in programma per le 17.
Dopo le presentazioni, un cordiale scambio di battute e la promessa (mantenuta) di poter sapere qualcosa in più, Catellani è salito nello studio dell’avvocato varesino, dove ha approfondito un discorso che affonda le sue radici in diverse settimane fa.
A margine dell’incontro, il contatto telefonico.
Che ha confermato l’impressione avuta nella passeggiata di metà pomeriggio, ovvero di trovarsi di fronte ad un uomo serio, corretto, con le idee chiare; disposto e disponibile a dare un contributo a patto di avviare un progetto serio e chiaro. Non certo una novità per chi fa parte del mondo del calcio, dove il nome di Sauro Catellani gode di grande rispetto.
«Sono felice e motivato: mi farebbe piacere un’esperienza in una città così importante e “pesante”: il lavoro non mi spaventa, la mia unica preoccupazione è avere la certezza di poter accontentare e garantire il lavoro dei ragazzi in squadra».
La trattativa è aperta: che tempi ci si è dati e di che tipo di aiuto si tratta? «I tempi devono essere necessariamente brevi – prosegue Sauro Catellani – Parliamo di un ingresso in società e in qualche giorno (lunedì l’avvocato Piccolo dovrebbe ricevere la risposta, ndr) decideremo se può essere un sì o un no. Oggi c’è un’emergenza da affrontare, poi va valutato il resto con il giusto tempo: nessuna due diligence, parole che non mi piacciono,
ma ovviamente c’è da valutare fino in fondo la situazione pregressa perché i problemi non possono gravare su chi arriva. Ho comunque trovato disponibilità in Basile anche a onorare quanto deve. E devo dire che gli fa onore non aver ceduto di getto la società: ha fatto e sta facendo sacrifici ma ne sta pagando le conseguenze. Purtroppo credo abbia deciso molto con il cuore e meno con la testa e di questo c’è da fare mea culpa».
Se l’ingresso si concretizzasse, Sauro Catellani potrebbe diventare presidente? «Questo è quanto si dice – prosegue l’agente FIFA – Ma i ruoli contano fino a un certo punto, ciò che conta è avere la giusta solidità alle spalle e poi capire dove e come rimboccarsi le maniche».
Con lui ci sarà il figlio Fulvio e probabilmente, anche Coco: «Si conoscono da 20 anni e sono grandi amici. Frequento Francesco da diversi anni, un ragazzo a modo a cui piace lavorare con il settore giovanile: se gli facesse piacere e il tutto si concretizzasse, la porta sarebbe aperta».
Discorso dunque ben avviato, pur ancora nel campo dei condizionali. Ma una certezza c’è: la linea (in totale rottura con il recente passato) che Catellani seguirebbe: «Come si ricrea l’entusiasmo che la piazza ha perduto? Parlando chiaro. Ho sempre fatto della sincerità, della correttezza e della chiarezza il mio modo di vivere. Ed è per questo che sono rimasto titubante: l’idea Varese mi alletta e allo stesso tempo mi fa paura. Non mi spaventa il lavoro, ma devo essere certo di poter far fronte all’impegno. Il segreto di una buona società di calcio è che non sia mai in debito con i calciatori – conclude Catellani -: per poterli mettere in difficoltà, per poter chiedere il massimo, per non dare loro alibi, la società non può mai essere in difetto».