VARESE – Nel cuore del campus varesino, in via Jean Henry Dunant 3, un Padiglione ricorderà per sempre uno dei fondatori dell’Università dell’Insubria: Giulio Lanzavecchia, primo Preside della Facoltà di Scienze, scomparso due anni fa, il 6 giugno 2020. «Scienziato e docente esemplare, promosse e realizzò questo edificio», come si legge nella targa commemorativa che, installata all’ingresso, è stata presentata ieri, mercoledì 6 luglio, al termine di una cerimonia molto partecipata, che ha accolto un centinaio di persone nell’Aula Magna Granero Porati.
«Una iniziativa sentita e vicina alla città» ha detto il rettore Angelo Tagliabue. «La presenza di così tanti colleghi, docenti e personale tecnico-amministrativo evidenzia il forte senso di appartenenza all’ateneo. È importante ricordare la storia, in particolare quella del professor Lanzavecchia, senza il quale non saremmo qui. È importante mantenere la memoria storica: chi non conosce la storia è costretto a riviverla e rischia di commettere gli stessi errori».
Emozionato il direttore generale dell’Insubria Marco Cavallotti: «Nel 1981 ho conosciuto Lanzavecchia, con cui ha lavorato a Milano. Era un condottiero che incuteva timore, ma dominava con sapienza il trasferimento tecnologico all’università di Milano. Insieme abbiamo lavorato alla collocazione dell’edificio varesino che oggi gli dedichiamo».
Entusiasmo nelle parole del vicesindaco di Varese Ivana Perusin, che tra l’altro è stata la prima la prima laureata in Economia dell’ateneo: «L’università cresce velocemente e con successo nel nostro territorio, accogliendo al contempo molti studenti stranieri. È importante perché permette il confronto e il dialogo tra culture».
Particolarmente significativa la presenza di Alberto Coen Porisini, presidente del Consiglio comunale di Varese e professore dell’ateneo, che ha definito Lanzavecchia «una delle colonne portanti dell’Insubria, di cui è stato fondatore, compreso l’edificio che oggi viene inaugurato a suo nome».
Sono poi intervenuti Luigi Valdatta e Mauro Ferrari, direttori rispettivamente dei Dipartimenti di Biotecnologie e scienze della vita (Dbsv) e di Scienze teoriche e applicate (Dista): Ferrari non ha conosciuto Lanzavecchia ma ha evidenziato quanto forte sia la sua impronta nell’attività del dipartimento, Valdatta ha detto che «Lanzavecchia appartiene alla generazione di persone che si è trovata a dover ricostruire l’Italia distrutta dalla guerra ed è inoltre stato il fondatore della microscopia elettronica».
La figura di Lanzavecchia è stata ricordata dal professor Roberto Valvassori, coordinatore delle attività varesine fin dagli esordi, poi direttore del Dbsf, preside della Facoltà di Scienze e prorettore di ateneo: «Il professor Lanzavecchia si trasferì da Milano alla sede di Varese nel 1992 e la Facoltà di Scienze, di cui fu il primo Preside, venne istituita proprio in quegli anni. Aveva 62 anni ma ha accettato la sfida con entusiasmo giovanile, per raggiungere un obiettivo ritenuto da molti un’impresa temeraria. I lavori per l’edificio di via Dunant iniziarono quasi subito, nel giugno del 1995. Lanzavecchia era una persona amante della chiarezza e dell’onestà, che non tollerava discorsi fumosi e molto geloso della sua autonomia».
Alla scopertura della targa, benedetta dal Monsignor Luigi Panighetti, la commozione della nipote di Lanzavecchia, Giovanna, prossima ricercatrice nell’ambito della genetica: «Ringrazio tutti i presenti augurando ciò che il nonno avrebbe detto: abbiate coraggio».
Nella delibera del Senato accademico del 2020, si legge: «Il prof. Lanzavecchia ha avuto un ruolo determinante nella fase di nascita dell’ateneo e in particolare della Facoltà di Scienze. La sua elevata caratura scientifica e il suo carisma personale hanno rappresentato il motore essenziale affinché il primo nucleo di docenti trasferiti a Varese si radicasse nella nuova sede universitaria».
(in foto, da sinistra: i professori Mauro Ferrari, Roberto Valvassori, Luigi Valdatta e il rettore Angelo Tagliabue)