La stangata del giudice sportivo, che ha squalificato per tre giornale Michele Ferri e per due Umberto Vingiano dopo i rossi presi contro l’Inveruno, era attesa e inevitabile. Errori, è chiaro, causati da foga e frustrazione; errori, è ancora più chiaro, che non dovranno ripetersi.
In 11 contro 10 per frazioni di gioco intere (45 minuti contro Borgosesia e Cuneo, 52 contro l’Inveruno) non si può vincere. O meglio, serve un’impresa davvero leggendaria, quella solo sfiorata – ecco, appunto, solo sfiorata: non realizzata – domenica.
Nemmeno il Varese dell’anno scorso, quello della cavalcata travolgente, quello da 27 vittorie e soli 3 pareggi in un campionato intero, ci riuscì. Infatti due delle tre “x” stagionali arrivarono proprio in inferiorità numerica: alla sesta giornata, in casa del Mariano a porte chiuse, dove i biancorossi di Melosi non riuscirono ad andare oltre allo 0-0 anche a causa del rosso preso da Luoni al 22’ della ripresa; alla tredicesima giornata, Varese-Tradate, quando lo stesso Luoni finì negli spogliatoi al 32’ del primo tempo, concedendo a Loo Speziali l’1-0 su rigore rimontato, al 90’, da un destro chirurgico di Giovio.
Ecco, se non ci riuscì quel Varese – di gran lunga più forte rispetto a qualsiasi avversario incontrato, di certo e soprattutto contro due delle tre squadre retrocesse nello scorso campionato – allora diventa improbabile che ci riesca questo Varese: non è questione di valori biancorossi, quanto degli avversari.
Di qualità, in serie D, se ne trova: per alcune squadre è questione tecnica, per altre tattica. Borgosesia e Inveruno, in vantaggio di un gol e di un uomo, hanno sfruttato il possesso palla e le verticalizzazioni per far fare fatica al Varese: costretto a rincorrere e, quindi, a consumare energie. Il Cuneo, invece, avanti 0-1 al Franco Ossola, si è chiuso, anche con la difesa a 5, per non concedere alcuno spazio, aspettando il momento giusto per raddoppiare (al 41’ della ripresa) e chiudere la partita.
Tre rossi pesanti, diversi tra loro. Evitabile quello con il Borgosesia, sia per l’errore da cui è nato (pasticcio Consol-Luoni) sia per la scelta del difensore biancorosso: in futuro, meglio concedere un gol che un rosso e un gol (perché poi, dal dischetto, si segna più di quanto si sbagli).
Sfortunato quello con il Cuneo di Viscomi, colpito a un braccio su un tiro da fuori: il problema, in quel caso, fu il primo giallo preso per chiudere un errore in mediana (nell’occasione, di Bottone). Inammissibile – come dichiarato da Baiano – quello contro l’Inveruno preso per proteste da Ferri (e allo stesso modo quello nel finale di Vingiano): l’esperto difensore (e il giovane centrocampista) se ne sono resi subito conto, scusandosi.
Tre rossi pesanti, che hanno minato il cammino biancorosso. Chiedersi cosa sarebbe successo è legittimo: sarebbe stato possibile rimontare (se non vincere) dopo l’1-0 contro il Borgosesia, lo 0-1 contro il Cuneo e l’1-2 contro l’Inveruno in 11 contro 11? Per come si svilupparono le partite, le risposte – ovviamente opinabili: noi la pensiamo così – sono “no” nel primo caso (il Borgosesia non ci fece vedere palla per 45’), “nì” nel secondo (il Cuneo difficilmente avrebbe perso contro un Varese sotto tono in diversi suoi uomini), “sì” nel terzo (l’Inveruno, pur molto “bello”, non avrebbe trovato vita così facile senza gli spazi aperti dalla mancanza di un giocatore biancorosso).
In questo momento la squadra che preoccupa di più è il Cuneo: una squadra concreta, compatta e cinica ma non certo bella (se vincessero i “belli”, il Chieri, la Caronnese o lo stesso Inveruno dovrebbero essere già in fuga: i risultati e la classifica dicono altro); che non concede nulla, tantomeno giocatori. Vietato, quindi, cadere ancora nello stesso errore. Né per espulsioni, né – per logica conseguenza – per condizioni fisiche: in inferiorità numerica non si vince. Mai.