VARESE – Si è opposta al rito immediato richiesto dal Pubblico Ministero la supplente varesina di matematica e scienze che per più di 20 anni ha insegnato nelle scuole medie della provincia senza averne il titolo (producendo a inizio carriera un certificato di laurea in biologia “integralmente contraffatto“, secondo la Procura, consegnato alla scuola media di Bisuschio, dove svolse la prima supplenza).
Chiesta la messa alla prova
L’avvocato difensore della “professoressa” cinquantunenne, Giovanni Grassi, ha chiesto la cosiddetta “messa alla prova”: spetterà al Giudice per le indagini preliminari, Anna Giorgetti, decidere se consentirle di prestare servizi utili alla collettività e di ottenere, una volta versato anche un risarcimento allo Stato, l’estinzione del reato. Eviterebbe così il processo e la confisca dei beni sequestrati dalla Guardia di Finanza (166.000 euro su depositi e conti correnti, oltre a terreni, box, un appartamento, un’auto e alcuni beni mobili).
Niente processo?
Il processo quasi sicuramente non si farà: se è vero che il Gip si è riservato di decidere in merito solo dopo aver valutato, nella prossima udienza, il programma che sarà stato definito dall’Ufficio esecuzione penale esterna, il fatto che non abbia rigettato sin da subito la richiesta di messa alla prova avanzata dal difensore della “prof” è emblematico.
La “beffa” del risarcimento
Il risarcimento, poi, sarà verosimilmente molto più contenuto rispetto alle cifre richieste dalla Procura (più di 350mila euro): essendo il reato di falso ampiamente prescritto e parzialmente anche quello di truffa, l’ex insegnante potrebbe cavarsela con un versamento allo Stato poco più che simbolico.