Bisogna fare qualcosa, perché c’è il rischio che non resti più nulla. E c’è un’unica strada percorribile per salvarsi: non solo nell’immediato, ma anche e soprattutto nel futuro.
Il bersaglio della protesta. E le cause
La pazienza dei tifosi è (ri)finita a Carate Brianza: è il 19’ della ripresa quando l’ex Simone Moretti infila su punizione il 3-0, che fa esplodere la rabbia della Curva e, anche, del tifo “moderato”.
Gli ultras intonano «Andate a lavorare» e «Fate ridere», il tifo moderato segue. Anzi, rilancia: il primo striscione a staccarsi dalla balaustra è quello di “Passione biancorossa”, di lì a qualche istante toccherà anche a quello dei “Blood Honour”, piegato e diretto verso l’uscita insieme ai suoi proprietari con mezz’ora ancora da giocare.
Una rabbia, che è certamente scatenata dai risultati deludenti di una stagione partita tra i proclami ma già finita a novembre. Una rabbia, che è ancor più certamente scatenata dalle bugie di una società partita da una sbandierata solidità (tra cui il famoso aumento di capitale mai portato a termine) ma già in aperta crisi (tra debiti pregressi e oneri futuri) a novembre.
Paolo Basile ha spiegato di non riuscire ad andare avanti e, insieme all’avvocato Eugenio Piccolo, settimana scorsa ha aperto alcuni tavoli di trattativa.
Qualcuno ha risposto, ma si tratta essenzialmente di procuratori (o gruppi di procuratori) le cui intenzioni, con la finestra del mercato di dicembre così vicina, non è possibile pesare: se al tavolo rimanessero solo loro, il modo migliore per valutarne i reali interessi sarebbe quello di tenere duro, uscire dalla finestra di mercato e risedersi al tavolo.
L’impressione è che così tanto non si possa aspettare. Resta un’unica via (che è anche la migliore): che passa dal Comune e arriva dritta a Vittuone, che ospita la sede direttiva della Italsempione S.p.A., storica (ha più di 60 anni) azienda di spedizioni internazionali il cui titolare è Pietro Vavassori.
L’ex patron della Pro Patria – lasciata nel 2015 sana e senza debiti – è l’unico che raccoglie la fiducia di tutti: a partire dall’onorevole Giancarlo Giorgetti, passando per i tifosi ovunque ogni domenica e arrivando fino al sindaco di Varese Davide Galimberti e al vicesindaco Daniele Zanzi. Tra Palazzo Estense e Vavassori si segnalano contatti e, soprattutto, da Palazzo Estense emerge la volontà di garantire al Varese la scelta più seria, solida e di prospettiva possibile.
L’avvocato Piccolo ha spiegato che l’interesse di Basile è anzitutto quello di «cedere». Dunque, impostato con la parte tecnica (e condiviso con chi verrà) un lavoro di taglio e cucito sulla prima squadra (per ridurre gli importanti costi, certo; ma soprattutto per individuare le persone giuste da cui ripartire per il progetto futuro), la scelta migliore può essere solo una: farsi da parte – appunto, «cedere» -, lasciando al massimo organo di garanzia possibile, cioè il Comune e il Sindaco, la possibilità di percorrere l’unica strada in grado di dare un futuro a lungo termine al Varese.
C’è il rischio che non resti più nulla e per questo bisogna fare qualcosa. Anzi, una cosa sola.