«Il rammarico più grande che ho è che questa squadra ha potuto allenarsi al completo praticamente solo nella settimana precedente al derby con Cantù, con il risultato che quel lavoro fatto tutti insieme ha poi dato sul campo».
Lo dice Gianmarco Pozzecco, ed è impossibile dargli torto: la sua Openjobmetis si presenta al match di domani contro Trento (ore 18.15 al PalaWhirlpool, con prevendita giunta a quota 870) ancora una volta incompleta, per via di infortuni e piccoli incidenti che sono la nera costante di questo inizio di stagione.
Kristjan Kangur, innanzitutto: l’estone è fermo dalla partita con Reggio Emilia, giocata fino alla fine. Da allora, solo terapie e massaggi alla schiena: niente allenamenti, niente Venezia e – a meno di miracoli – niente Trento domani.
E poi c’è Willie Deane: una ditata nell’occhio subita martedì ne ha condizionato l’intera settimana, tant’è che l’allenamento di questa mattina inizierà solo alle 11, per consentire al play di farsi prima visitare dall’oculista.
«E se domani giocherà, lo farà
con gli occhiali protettivi», aggiunge il Poz, che almeno può dirsi più che soddisfatto dell’impegno profuso dal gruppo nel preparare il match casalingo della quinta giornata. «Che potremo vincere solo a patto di faticare parecchio, perché non esistono partite facili e Trento è una squadra che in trasferta, a Milano e a Brindisi, ha perso lottando alla grande, al punto da essere praticamente in parità a 5’ dalla sirena».
L’assenza pressoché certa di Kangur lascerà nuovamente spazio a Stan Okoye, positivo al Taliercio, ma anche a Craig Callahan, definitivamente recuperato, manco a dirlo, dai suoi infortuni.
«Giusto il mio impegno limitato domenica scorsa, perché dai guai muscolari ci vuole sempre tempo a riprendersi – spiega l’ala di passaporto italiano – Questa settimana di lavoro è andata molto bene, ma non è certo il minutaggio individuale la cosa importante: anche a Venezia i miei compagni hanno giocato alla grande, ed è questo ciò che conta».
La Dolomiti Energia è l’unica formazione di A che Varese è riuscita a battere in precampionato: «Ma non dobbiamo per questo prenderli sottogamba – dice Callahan – Li conosco molto bene per averli affrontati in LegaDue: non smettono mai di combattere, per cui non dobbiamo pensare che sia una partita già vinta in partenza».
Certo, la serie A è un’altra cosa. «A livello di competitività è davvero un altro mondo, ma personalmente una tipologia di gioco più fisica, com’è quella della serie A, mi si addice di più. Se dovessi dire qual è il ruolo che preferisco – aggiunge il numero 13 biancorosso – io mi sento più un “quattro”, ma è chiaro che in difesa mi capiterà più spesso di andare in marcatura sul pivot avversario».
Le assenze pesano, ma possono anche diventare un’opportunità. «Perché se ci fosse stato Kristjan a Venezia sarebbe andata diversamente, però quando manca qualcuno gli altri si sentono ancora più responsabilizzati: la prestazione di Okoye lo ha dimostrato», conclude Callahan.