Giorni decisivi di un momento difficile. In casa Varese c’è preoccupazione: il proprietario, Paolo Basile, si è reso conto di non potersi far carico del futuro da solo e sta cercando persone disposte a rinforzare la società o a rilevarla per portarla avanti.
Una partita non facile. Ma una partita che il Varese ha già vinto. L’ultima volta, nemmeno tre anni fa.
La mente e il cuore tornano velocemente all’estate 2015. Il Varese non c’è più. E invece torna più forte di prima.
La rinascita è un gioco di squadra, che si batte su diversi campi. Arde dal basso, con Enzo Rosa che bussa alle porte dei tifosi, trovandole spalancate; si muove ai piani alti, con il sindaco Attilio Fontana che trova qualcuno disposto a metterci faccia e impegno (Gabriele Ciavarrella e Piero Galparoli) per costruire un gruppo deciso e determinato – ognuno secondo le sue disponibilità – a dare una mano.
Chi crede che il Varese non interessi a nessuno, viene smentito: la rinascita è entusiasmo puro. E, soprattutto, partecipazione: ci sono i grandi imprenditori e diverse aziende del territorio, ci sono i “piccoli” commercianti racchiusi nel Consorzio, ci sono i tifosi – 1500 – che sottoscrivono l’abbonamento (tanti per poi far sentire il loro calore allo stadio, altri per dare un aiuto al Varese anche senza poter essere fisicamente presente). La sfida è vinta: sul campo, dominando l’Eccellenza; fuori, creando un entusiasmo incredibile.
Ciò che è stato fatto, si può rifare. Lo ha spiegato ieri su queste colonne l’ex presidente Gabriele Ciavarrella: tornato allo stadio e, anche, a parlare del Varese. «Bisogna sedersi al tavolo con le istituzioni e con chi vuole bene a questi colori. Gli imprenditori, di fronte a un progetto sostenibile, chiaro e trasparente, si fanno coinvolgere».
La base di partenza, rappresentata da una Scuola Calcio d’elite e un settore giovanile ricco di capacità e professionalità nei suoi allenatori, è anche un punto di arrivo: il Varese può e deve essere il riferimento calcistico del territorio, come già lo è stato in passato.
Inutile negarlo: l’impegno è importante. C’è qualcosa da sistemare indietro (gli accordi con i vecchi giocatori, gli impegni assunti con i fornitori), c’è una stagione da portare in fondo e poi il futuro da pianificare e realizzare.
Non è facile, ma si può fare. Imboccando la strada giusta, cercando l’aiuto di chi mai lo farà mancare quando si parla di Varese, mettendo chiara la situazione sul tavolo. L’importante è farlo il prima possibile: il tempo, da solo, non risolve i problemi.